Come coniugare la stringente necessità dell’elettrico al desiderio di rassicurare chi non ama i tratti estremi? Il design Ford sembra aver trovato la soluzione con il nuovo Explorer grazie a un muso dichiaratamente privo di calandra cui, però, si accostano linee riprese dalla tradizione di certe fuoristrada statunitensi. Non a caso il nome, inizialmente taciuto dai comunicati stampa, appare appropriato appena svelata la vettura: «Explorer, come un modello simbolico della nostra storia. Una scelta che ha condizionato molto presto lo stile», spiega Liviu Tudoran, designer degli esterni.

Ford Explorer

Stop al family feeling
Il risultato sorprende: forme molto pulite e regolari, nessun segno della cattiveria che veste di nervature la Mustang Mach-E, niente silhouette da Suv-coupé. Gli elementi razionali e squadrati, uniti all’indovinato colore di lancio Artic Blue, generano quasi il medesimo effetto di alcuni prototipi dei primi anni Duemila, animati da una purezza tutt’altro che spiacevole. «Per il futuro Ford punta a slegarsi da logiche di family feeling troppo costrittive: ogni modello potrà possedere un proprio carattere. Ecco perché qui abbiamo goduto di una certa libertà e sfruttato al meglio la nuova piattaforma, la prima totalmente elettrica per il mercato europeo», continua Tudoran.

Ford Explorer

Tra aerodinamica e off-road
A definire tale specifica personalità concorre anzitutto «la nuova calandra chiusa, diventata “scudo” e dominata dal logo ristilizzato, ovvero piatto anziché convesso, con un blu scurito e il bianco al posto del cromo». Più in basso, il profilo color alluminio evoca una piastra sottoscocca e, soprattutto, s’innesta agli angoli del paraurti aprendovi due feritoie che riducono le turbolenze nei passaruota. «L’aerodinamica rappresentava un obiettivo fondamentale, ma così abbiamo pure manifestato le nostre radici off-road. Senza esagerare, poiché si puntava in ogni caso a un veicolo stradale».

Ford Explorer

L’adesivo sulla terza luce
La moderazione si conferma poi nell’assenza di qualunque accessorio dal sapore “rustico”, oltre che in un’altezza libera da terra allineata alle berline: forse l’autentica cifra di contemporaneità del progetto, capace di allontanarlo del tutto dalle proporzioni dei Suv di un tempo. Decisamente interessante il trattamento della terza luce laterale, decorata con un adesivo mai impiegato da Ford e concepito quale sostituzione grafica del montante «con un’elevata trasparenza dall’interno, per non intaccare la visibilità».

Ford Explorer

Indicatori compattissimi
Il posteriore, dal canto suo, gioca alle simmetrie col frontale attraverso due inserti a tutta larghezza (il già citato profilo inferiore alluminio e la modanatura nera con il nome dell’auto), strutturandosi con forza intorno ai due piccoli fanali che non debordano sul portellone. «Tutti gli indicatori ottici sono quanto di più compatto la legge consenta», conclude il designer. In tal modo lo specchio di coda si carica sorprendentemente di identità, perfino più del frontale, riprendendo appieno il sentore dell’Explorer originale. Con 4,46 metri di lunghezza, le dimensioni si inscrivono però nel segmento C europeo, sostituendo idealmente la popolare Kuga.

Ford Explorer

Volante piatto
Per questo la fruibilità quotidiana appare assai curata: accanto ai volumi abitabili tipici delle vetture “a batteria”, colpiscono l’enorme portaoggetti attrezzato fra i sedili anteriori, l’ulteriore vano a scomparsa sotto lo schermo dell’infotainement, che si inclina per liberarne l’accesso, e l’oblungo altoparlante innestato sulla plancia come una palpebra. Soluzioni in parte riprese, stavolta, proprio dalla Mach-E che l’esterno rinuncia a citare. Con l’aggiunta di un volante dalla circonferenza appiattita sia in basso sia in alto (per favorire rispettivamente spazio e visibilità) e della pelle vegana Sensico, si compone un ricco quadro di innovazioni votate alla razionalità. In grado, almeno nelle intenzioni, di rendere le elettriche più prossime alle esigenze delle famiglie: un ulteriore omaggio alle sfumature tradizionali dell’anima Ford.

(Articolo completo in A&D n. 260)