È il più americano dei marchi della galassia Stellantis, Jeep, a legare con un filo diretto due città dell’automobile come Torino e Detroit in una simbiosi progettuale ideale. Per questo Ralph Gilles, Chief Design Officer Stellantis per il Nord America, definisce la nuova Compass una “storia italiana”. «La Compass è un modello globale, ma il suo successo in Europa è stupefacente. Per questa terza generazione è stato quindi naturale affidare l’intero progetto al team di Daniele. Andava concepita su una piattaforma europea, che loro conoscono bene e che volevamo sfruttare al meglio».
Competizione globale
Daniele è Daniele Calonaci, capo di Jeep Design per l’Europa, e la piattaforma su cui si basa il nuovo modello è la STLA Medium. Come sempre, precisa Gilles, «nella fase di sketch iniziale c’è stata una competizione globale tra i nostri design center. Il team in Italia ha poi ricevuto l’incarico di sviluppare il disegno per la produzione, volto a rendere la Compass ancora più evoluta e matura, dando inizio a una filosofia progettuale tutta nuova per Jeep».
Punto di partenza: il package
Questo approccio innovativo è partito con un sondaggio globale per raccogliere i feedback dei clienti, categoria cui Calonaci – grande appassionato Jeep, guida la sua Wrangler quotidianamente e in escursioni offroad con la famiglia nel tempo libero – appartiene a pieno titolo. «Tutti ci chiedevano anzitutto più spazio a bordo e siamo ovviamente partiti dal package», spiega il designer italiano. «Grazie alla nuova piattaforma abbiamo esteso il passo di 159 millimetri mentre la lunghezza totale che è cresciuta solo di 144 mm, contenendo al massimo gli sbalzi come deve essere per ogni vera Jeep per garantire gli angoli tecnici in fuoristrada. Abbiamo così risposto alle richieste dei nostri clienti di avere più spazio per le gambe, per le spalle e nel bagagliaio, oltre ai vani portaoggetti della zona anteriore che passano da 14 a 34 litri».
Forma e funzione connessi al Dna del brand
La calandra “7 slot” che rende inconfondibile ogni Jeep a colpo d’occhio ha per contro aggiunto funzionalità al suo ruolo identitario. In nome dell’efficienza aerodinamica le sette feritoie sono in realtà chiuse, «ma il nostro design è sempre fortemente connesso al Dna del marchio non soltanto per forma, anche per funzione. Abbiamo inserito lì telecamera, radar e illuminazione affinché risultassero più alti e protetti rispetto alla posizione prevista dalla piattaforma, vista la molteplicità d’uso del veicolo», precisa ancora Calonaci.
Un display per l’interazione dei passeggeri
Il Dna del brand è ben percepibile anche all’interno, dove la plancia mantiene un’impostazione simmetrica con al centro un ampio schermo da 16 pollici, in posizione strategica affinché i passeggeri possano visualizzare la mappa e interagire con il sistema di bordo per collaborare con il guidatore, che ha davanti a sé un secondo display, da 10 pollici, per la strumentazione. Anche la consolle centrale è inedita, così come il comando Selec-Terrain rosso, che verrà adottato sui prossimi modelli Jeep insieme a molti nuovi dettagli inaugurati sulla Compass.
Più luce e visibilità nell’abitacolo
L’approccio “360 gradi” – un altro tema del progetto – ha eliminato il “floating pillar”, il montante posteriore che risale dalla linea di cintura, in favore di una soluzione a vetratura continua che introduce un terzo finestrino: accresce luce e visibilità nell’abitacolo, dando al contempo slancio alla fiancata, con un tocco di eleganza. «Una peculiarità della Compass è che ha un bell’aspetto sia sporca sia pulita», osserva ancora Gilles. «Ha una certa premiumness ma è anche un’auto accessibile per molti clienti diversi in paesi diversi».
(Articolo completo su A&D n. 273)