«Uno sorride quando guarda quest’auto, si sente felice». E’ comprensibile che un così lapidario timbro d’approvazione venga da Youngseong Kim, Sammy per i colleghi: è lui l’autore del bozzetto che ha portato al concept Prophecy, e parallelamente all’auto di serie che apparirà fra alcuni mesi, con cui Hyundai gioca la carta della berlina elettrica in un futuro automobilistico volutamente di rottura.

Hyundai Prophecy concept car

Trasformazione epocale

Sammy ne ha anche curato lo sviluppo e la nascita: «Tutti mi domandavano se non fosse troppo provocatoria e radicale. Ma ho sempre avuto il sostegno di questi due». “Questi due” sono Luc Donckerwolke, Executive Vice President e Chief Design Officer dello Hyundai Motor Group che comprende Genesis, Hyundai e Kia; e SangYup Lee, Senior Vice President e Head of Genesis & Hyundai Global Design Center (mentre Simon Loasby è Vice President e Head of Hyundai Styling). Entrambi sono votati a un’epocale trasformazione del design Hyundai.

Hyundai Prophecy concept car

Tra berlina e coupé

A vederlo in fotografia il concept Prophecy sembra una supercar altamente aerodinamica, bassa e fatta di curve sinuose, una GT di razza. Quando poi uno la vede, come è capitato a chi scrive in un’anteprima cui Hyundai ci ha invitato a Rüsselsheim prima che il coronavirus cancellasse la presentazione ufficiale a Ginevra, bastano le dimensioni (è lunga 4,75 metri) e la bolla dell’abitacolo per indicare subito che non è una falsa berlina quattro porte quattro posti.

Hyundai Prophecy concept car

Abitacolo a bolla rastremata

«Grazie alla piattaforma elettrica – spiega SangYup Lee – possiamo avere una vettura più bassa, con grandi ruote e piccoli sbalzi, un abitacolo a bolla rastremata. Non volevamo una soluzione classica a tre volumi, ma cercavamo di ridefinire la berlina per il futuro; con ampi spazi interni anche a scapito del baule, estremamente curati perché il futuro ci riserva sempre più tempi morti in cui il confort è essenziale».

Hyundai Prophecy concept car

Nessun family feeling

Nel mondo dell’auto, secondo Donckerwolke, comincia a serpeggiare un certo fastidio per i troppi Suv: «Perché le berline non vendono più? Perché vi abbiamo rinunciato e forse sono da reinventare. Non sono attraenti perché non si sono evolute e Darwin insegna che un organo non necessario scompare. Capiterà anche al Suv, se non lo cambiamo. La Prophecy è una cosa nuova: un incrocio fra la berlina e i valori emotivi che affascinano il pubblico. In gioco entra anche la diversificazione. Vendiamo 7-8 milioni di auto l’anno, se fossero tutte simili non le comprerebbe più nessuno. Quando avviammo il programma di Sensuous Sportiness quattro anni fa decidemmo che non ci sarebbe mai stato un family look delle nostre auto. Ogni auto deve avere il suo carattere, e Prophecy ne è la prova».

Hyundai Prophecy concept car

Due joystick al posto del volante

«Prophecy è un forziere che contiene un tesoro», afferma Raphael Bretecher, general manager di questo prodotto e responsabile degli interni. Le porte ad armadio, senza montante centrale, facilitano l’accesso. Ma ancora di più lo facilita l’assenza del volante, sostituito da due joystick, uno sulla consolle centrale e l’altro nella porta. «Questa soluzione – dice Bretecher – offre una visione completa e permette di abbassare il quadro di bordo, ma ci ha costretto a una nuova architettura e a scelte ergonomiche piuttosto complesse».

(Articolo completo in A&D n. 242)