Per la Lexus è un’altra elettrizzante sfida, come era stata (ma in altra dimensione) quella di anni orsono quando il marchio, a cui Toyota aveva dato vita, debuttò con la raffinata berlina LS 400, seguita a breve dalla GS 300, entrambi rivelatesi modelli di successo.
Ma se all’epoca della prima sfida tra le pieghe dell’attesa e della speranza dei vertici della casa madre giapponese si celavano naturali dubbi e giustificate apprensioni, la prova che ora affronta la berlina compatta IS 200, è per certi versi meno ardua e temuta. Sebbene gli obiettivi siano ambiziosi e il terreno nel quale essa si cimenta sia non privo di ostacoli.
Diverse sono difatti le condizioni ambientali. In pochi anni la marca Lexus s’è ritagliata nel mondo dell’automobile un meritato spazio, acquisendo notorietà, stima e simpatia, cioè quei valori di credibilità e prestigio, che alla nascita, pur avendo nobili origini, non poteva pretendere di avere.
Per i due precedenti modelli, caratterialmente mirati, la Lexus aveva eletto a terreno di confronto il mercato americano, e non a caso il design di entrambe le vetture era stato concepito e sviluppato nel centro californiano del Calty Design a Newport Beach sotto la direzione del suo designer di più vasta cultura internazionale, Kazuo Morohoshi (ora rientratovi dopo aver retto il Design Centrale della Toyota).
Per l’inedita IS 200 è stato prescelto, in primis, quello europeo, nel quale la vettura di identifica per aspetto formale, scrittura stilistica, architettura a trazione posteriore e prestazioni sportive. Tipologicamente essa è infatti la prima vettura a trazione posteriore ad essere prodotta dalla Lexus.
Il capo del progetto Nobuaki Katayama, descrivendola ai giornalisti europei durante un incontro a Londra, l’ha definita “berlina individuale e atletica” per sottolinearne i caratteri ed ha soggiunto senza falsi pudori che la vettura è destinata “ad essere la nostra best-seller e bandiera della nostra identità sulle strade d’Europa”.
Pochi giorni dopo essa debuttava al Salone di Birmingham dove riscuoteva i primi consensi di un pubblico europeo.
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