Confinato talvolta in contesti specialistici, il progetto nautico presenta grande interesse sotto parecchi punti di vista. Quello tecnologico e della ricerca – di materiali e applicazioni di metodologie, sia nella progettazione sia nell’esecuzione – che permette, ad esempio, una realizzazione sempre più controllata e precisa degli scafi e dell’equipaggiamento.
L’altro aspetto è il rapporto che si genera fra la progettazione di interni domestici e l’interior dei microambienti nautici – o al contrario i grandi spazi dei mega yaght “da sogno” –, portatore di soluzioni per il vivere confinato su quello che alla fine è sempre un mezzo nomade di trasporto.
Il lavoro su un oggetto così complesso prevede innanzitutto un team compatto, e sono molti gli attori con competenze diverse che ogni volta si riuniscono per il progetto di un’imbarcazione, spesso con basi in varie parti del mondo e accorpando differenti “saper fare”.
Le regate dell’ultima America’s Cup di Valencia ci hanno regalato le performance degli equipaggi coinvolti ma anche mostrato le ricerche in termini di design e innovazione: sono barche studiate nei minimi dettagli, sperimentano tecnologie e metodologie di progettazione avanzate.
Oltre ad essere lo specchio del mondo della vela attuale, dove il contributo della tecnica risulta decisivo (scafi ultraleggeri, computer di bordo, gps, alberi in fibra di carbonio e vele in materiali compositi e così via per l’intera dotazione), diventano gli apripista per molte soluzioni poi declinate nella più diffusa nautica da diporto.
Ad iniziare dalla ricerca sulle tecniche costruttive. Quello dell’infusione, ad esempio, un procedimento di stampaggio di manufatti in vetroresina o in altri materiali compositi avanzati “a stampo chiuso” (durante la lavorazione la resina e i rinforzi vetrosi non entrano in contatto con l’ambiente), già in uso nei settori dell’automotive e dell’aerospaziale, si sta diffondendo dai cantieri del Nord Europa e degli Stati Uniti anche in Italia.
L’articolo continua su Auto & Design n. 166