Alejandro Mesonero-Romanos la definisce «figlia di due padri». Lui sarebbe uno, l’altro Luc Donckerwolke, che lo ha preceduto (fino al luglio 2011) alla guida del design Seat. Il soggetto è la nuova León, presentata l’autunno scorso al salone di Parigi. Forse c’è anche un terzo padre, che è il sole di Barcellona. Rappresenta un cambiamento radicale rispetto alla vecchia León progettata da Walter de Silva quando era lui a occuparsi del design Seat, ma nasce nel pieno rispetto della filosofia che lo stesso De Silva sta imponendo ai suoi marchi in nome di una coerenza nelle sinergie del gruppo. «Sono d’accordo con lui – dice Mesonero-Romanos – il design dev’essere un esempio di semplificazione, non di “complessificazione”. Il difficile è la sottrazione di elementi, non la loro addizione. Temi semplici, puri e duraturi: questa è la filosofia della nuova León».

L’analisi di Mesonero-Romanos è limpida: «Il punto di partenza è stato un’ottima piattaforma, la MQB, la stessa di Golf e Audi A3, sufficientemente flessibile da consentirci le necessarie modifiche ma anche dotata di eccellenti proporzioni, il che è essenziale perché, se la piattaforma non è bene impostata, non si fa nulla. Questo era un ottimo scheletro per tagliare un buon abito».

Sulla fiancata è conservato il tema dei due blister: la linea dinamica ora è più orizzontale per accentuare la lunghezza (4,24 metri, 5 cm meno della precedente ma con passo più lungo) e creare una tensione massima, come in un arco ben teso. Le due linee non sono allineate, anche per tenere la coda più alta con quella posteriore e accentuare la muscolatura delle spalle per allontanare qualsiasi sospetto di fragilità. Con Juan Perez e Jorge Diez (ora responsabile degli esterni Seat) si è lavorato molto sul frontale. (…) Tutte le linee fluiscono verso l’elemento principale che è la calandra-naso, mentre la parte inferiore ricorda la posizione dello scattista ai blocchi e contribuisce a dare della vettura l’immagine di come la si guida: dinamica, divertente, allegra, leggera.

Fa la sua comparsa sulla León il nuovo logo Seat, meno bombato del precedente, con linee più quadrate (e anche la S è divisa soltanto da due linee), destinato a tutti i modelli della casa spagnola.

Negli interni, curati da Jaume Sala e dal suo team mentre color&trim erano affidati a Melinda Jenkins e Jordi Font, c’è forse una rottura ancora più significativa rispetto al passato. (…) «La plancia è semplice, i volumi sono leggeri perché bisogna evitare qualsiasi senso di oppressione, la parte superiore è driver-oriented con i quadranti allineati allo schermo. La creatività deve andare di pari passo con la funzionalità, altrimenti diventa puro stile».

L’articolo continua su Auto & Design n. 198