Sui veicoli del futuro, BMW sembra già avere le idee chiare, con una visione basata su quattro «aces»: secondo l’AD di BMW Italia Sergio Solero, ogni auto del Gruppo tedesco sarà infatti «automatizzata, connessa, elettrificata e “shared”, condivisa». Si parte con l’auto elettrica, dopo la prima MINI E in serie limitata: nei prossimi 5 anni arriveranno modelli come i8 Roadster ibrida, la nuova MINI E, la BMW X3 elettrica e la concept iNext del 2021, per esplorare i nuovi orizzonti. Oggi sostenibilità e sperimentazione sono assegnati al marchio i, anche con la divisione iPerformance: ad oggi i modelli ibridi o elettrici del gruppo sono 7, venduti in 100.000 unità, di cui 60.000 BMW i3.
Abbiamo testato l’ultima versione della i3 94 Ah, percorrendo 85 km in modalità elettrica, mantenendo il 70% della carica: meglio rispetto alla i3 precedente, ma senza scongiurare ancora l’«ansia da autonomia». Le auto saranno comunque tutte elettriche non prima del 2040, con utenti che non rinunceranno all’auto personale e al piacere di guida, e altri che invece si affideranno alla condivisione: in questo senso, il progetto DriveNow per il car sharing, anche con BMW i3, rappresenta un primo banco di prova. Tutti i veicoli del futuro saranno connessi in rete: già oggi su tutte le BMW nuove c’è una SIM card, e si possono acquistare servizi di connettività a scelta, in un cloud dedicato. E poi c’è la ricarica: comuni virtuosi come Firenze hanno attuato insieme alle Case una politica di aggiornamento delle colonnine, oggi più di 170; in Italia si sta muovendo Enel, che punta ad offrire card e app per facilitare i pagamenti, con il servizio ChargeNow, e sistemerà nel 2017 colonnine in alcune autostrade italiane e austriache.
Anche il design si evolve per migliorare autonomia e prestazioni: non solo aerodinamica, ma anche leggerezza con l’uso del carbonio, e sostenibilità con materiali riciclabili o atossici. Si aprono anche nuovi scenari, oltre alla guida autonoma: ad esempio, secondo il sound designer Lorenzo Palmieri, l’elettrico potrà evitare il rischio della silenziosità con suoni sempre più «progettati» a tavolino per ciascun modello, e inseriti nel contesto sonoro della città del futuro. Un percorso favorito, secondo Lapo Elkann, dalla nuova attrattiva che i prodotti ecosostenibili hanno nei confronti del pubblico, soprattutto tra i giovani: in questo l’Italia, che può contare «sul bello e sul buono», potrà trarne un vantaggio, anche offrendo competenze ad altre aziende internazionali.