Un telaio, due ruote, un manubrio e una sella. Cosa c’è di più semplice di una bicicletta? Eppure l’evoluzione di questo veicolo racconta una storia diversa. A partire dalla Laufmachine del 1817 (detta anche draisina, dal nome del suo inventore, Karl Drais) le innovazioni e gli affinamenti si sono moltiplicati a ritmo incessante.
Va premesso che la bicicletta adatta ad ogni situazione non esiste più. Forse non è mai esistita, ma oggi la frammentazione è aumentata e ogni settore è suddiviso in altri sottosettori dove il range tecnologico (e di prezzi) dalla base al vertice tocca punte impressionanti. A questo si aggiunge il boom delle versioni “elettriche a pedalata assistita” (124mila vendute solo in Italia nel 2016, su un totale di 1.679.400) che possono sostituire il ciclomotore o lo scooter. Non si tratta di una soluzione destinata solo a persone anziane o pigre: lo dimostra l’inarrestabile ascesa delle varianti “mountain-bike” che consentono di affrontare percorsi ancora più impegnativi. E qui si potrebbe naturalmente disquisire sulla “purezza” filosofica di tale soluzione.
Ma come si sta muovendo il settore? In generale l’aspetto design come interazione fra forma e funzione è decisamente in prima linea. Il mondo delle tradizionali biciclette da passeggio è attraversato (e non è il solo) da un forte movimento “vintage” che consegna modelli tradizionali nelle linee, arricchiti con componenti un tempo riservati alle “ammiraglie”, come portapacchi sul manubrio, sella in cuoio, manopole in pelle. Alcuni marchi italiani sono in questo maestri. Per gli appassionati della bicicletta “turismo”, dal carattere leggermente più sportivo, si sta lavorando molto sulla leggerezza, impiegando materiali che vanno dal carbonio per i telai al legno per il manubrio.
E anche in questo caso non manca il tocco vintage dovuto ad una particolarità tecnica: lo scatto fisso, cioè il pignone posteriore solidale con la ruota (ovviamente in assenza del cambio) che richiede di pedalare sempre, proprio come accadeva tantissimi anni fa, oppure sulle biciclette da corsa da pista. Questa scelta controcorrente talvolta vale anche per telai tipo corsa e si abbina sempre alla ricerca di una essenzialità estrema, con assenza di parafanghi, paracatena, fanaleria e, al limite, anche di freni tradizionali.
Nel campo delle biciclette da corsa le novità sono davvero tante e influenzano in modo evidente l’estetica. In primo luogo la leggerezza (si è scesi sotto i 5 chilogrammi) cercata con materiali di pregio e il proliferare dei freni a disco in luogo di quelli tradizionali. E ancora, cerchi in carbonio e pneumatici decisamente più larghi. Non mancano ovviamente accenni al vintage, con alcuni modelli veramente degni di nota in tema di design. Dalla bicicletta da corsa ecco nascere la gravel bike, interpretazione moderna della bicicletta da ciclocross di un tempo.
Le mountain-bike hanno imboccato la strada della iper-specializzazione che, partendo dai materiali, giunge sino al disegno del telaio con soluzioni talvolta ardite e si completa con cambi a 36 rapporti. In ogni settore i materiali recitano un ruolo di primo piano nella ricerca di leggerezza e resistenza. Ma qualcuno pensa anche al legno che talvolta viene utilizzato per l’intero telaio. Per quanto riguarda l’utilizzo prettamente urbano, il concetto di portabilità sta consegnando veicoli pieghevoli sempre più versatili. E qualche volta la bicicletta si fa ancora più essenziale e diventa monopattino: ovviamente anche nella variante elettrica.