Dialoghi fra creativi, conferenze, un libro: Renault approccia la Milano Design Week strutturando una sorta di simposio intorno alla cultura dell’oggetto-automobile. Dal percorso progettuale legato alle ultime novità, al rapporto fra passato e presente, fino a un dibattito sul volume “R4. Da Billancourt a Via Caetani” che indaga le vicende della storica vettura giungendo al sequestro Moro. In tre incontri, fra il 7 e il 12 aprile, si delinea un’offerta di spunti più articolata e complessa rispetto a un singolo, classico evento. Ad animare le riflessioni, tre figure di spicco della progettualità della Losanga – Laurens Van den Acker (a capo dello stile del gruppo), Gilles Vidal (che dirige il design della marca Renault) e Sandeep Bhambra (responsabile delle concept car) – cui si aggiunge l’intrigante apporto di uno dei designer francesi più conosciuti al mondo, Ora Ïto.

Quest’ultimo esordisce: «Mi piace moltissimo vivere Milano in questi giorni, vengo appositamente da venticinque anni e questa volta per un’occasione proprio speciale». Davanti a lui si mostra la R17 di cui ha disegnato il restomod, ispirandosi a due esemplari forniti dalla collezione ufficiale Renault The Originals: «Uno blu, uno marrone. Ho ripreso il secondo colore perché desideravo un effetto quasi “di produzione”. Trattandosi di un esemplare unico, non puntavo sull’esasperazione cromatica, come avrei potuto se fossero state previste più unità in diverse tinte. In ogni caso, personalmente detesto le auto opache e ho voluto da subito una finitura brillante». «Anche io sono felicissimo di essere qui, mi ricorda i tempi in cui ho cominciato a lavorare nel design dell’automobile in Italia, a Torino», aggiunge Van den Acker. «Poter celebrare la nostra ricerca di stile in questo contesto, rappresentandola anche attraverso l’ultima R4, è motivo di enorme soddisfazione».

Poco dopo Vidal sottolinea, fra l’altro, quanto le generose possibilità di personalizzazione della nuova nata corrispondano alla varietà di proposte che il design dei prodotti d’uso regala a ogni individuo: emerge così un elemento “umano” di varietà, accanto all’autenticità “tecnica” di una piccola crossover che punta su contenuti funzionali insiti nella propria natura. Nel suo intervento, infine, Bhambra racconta di retrofuturismo, collaborazioni con universi lontani dall’automobile e confini che i prototipi possono aggirare.