«Si parla tanto di world car. Ma forse, senza presunzione, con la Golf siamo più vicini a una vera world car». Walter de Silva parla con orgoglio dell’ultima nata di Wolfsburg, la Golf di settima generazione, conscio che essa rappresenta il filo conduttore dell’azienda leader in Europa.

«Infatti dopo 38 anni di vita e oltre 29 milioni di esemplari venduti – spiega – la Golf è diventata un soggetto universale. Sa sempre essere se stessa, è sempre riconoscibile, con il passare del tempo non ha mai tradito il modello originale. Dalla serie 1 alla serie 7 è cresciuta di 55 centimetri, che per un’auto è come passare di categoria. Siamo tutti diventati più grandi, più esigenti, vogliamo più sicurezza, ci sono più norme, più airbag. Risultato: tutte le auto sono cresciute. Ma da noi questo è avvenuto nel segno della continuità per quanto riguarda architettura, design, stile. Per decenni il nostro design è rimasto fedele a se stesso, sempre preciso, ricercato, rielaborato: un classico senza tempo. Nessuno dei nostri concorrenti ci è riuscito».

Klaus Bischoff, responsabile del design per il marchio Volkswagen e a cui De Silva attribuisce un ruolo essenziale nella progettazione della Golf 7, riassume in poche parole quella continuità: «Tra le inconfondibili caratteristiche di prodotto della Golf rientrano i tipici montanti posteriori, la lunga linea del tetto, la grafica dei cristalli, gli elementi trasversali di frontale e posteriore. Sono particolari che rendono la nuova Golf unica: si potrebbe dire che il suo design ha trovato un equilibrio». E’ un connubio fra libertà creativa e DNA storico.

Il frontale si sviluppa orizzontalmente riecheggiando quello che De Silva definisce «il volto simpatico» del marchio, una specie di sorriso fatto di fari e di calandra. Salvo poi, nella versione GTI, riprendere la linea rossa e l’eco sportivo delle GTI che l’hanno preceduta. Il posteriore, sebbene completamente diverso dal modello precedente, ha fino in fondo il sapore Golf.

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