Si chiama Fractal e nei prossimi anni quel nome potrebbe tornare d’attualità. Il concept presentato dalla Peugeot al salone di Francoforte rappresenta infatti un importante banco di prova per la futura produzione della casa francese. Su almeno tre diversi livelli. Quello, anzitutto, dell’auto elettrica urbana, che Fractal anticipa con un sistema di due motori da 102 cavalli (uno per ogni asse) in grado di conferire prestazioni di tutto rilievo e un’autonomia di 450 chilometri.

In secondo luogo per lo studio prospettico dell’abitacolo i-Cockpit che oltre alla vista e al tatto – già ampiamente sperimentati a partire dal concept RS1 del 2010 e, dal 2012, sulla 208 di serie – sollecita anche l’udito rendendo la guida più istintiva grazie a un elaborato impianto acustico e alle superfici anecoiche che rivestono l’abitacolo. Il terzo livello è rappresentato da uno studio estetico che, come afferma il responsabile del design Peugeot Gilles Vidal, «costruisce il nostro design futuro, il nostro linguaggio, poiché tutte le idee espresse in Fractal arriveranno sulla produzione di serie già a partire dall’anno prossimo e saranno molto riconoscibili in termini di carattere, di personalità, di stilemi».

Ma se la questione dell’auto elettrica resta squisitamente tecnica e quindi territorio per gli ingegneri, il gioco dei suoni – messo a punto con la collaborazione del sound designer Amon Tobin – porta con sé una potenziale rivoluzione. L’80 per cento delle parti che costituiscono gli interni sono state infatti prodotte con una stampante 3D che ha lavorato con resina e con alluminio. E questo, secondo Vidal, «apre l’ipotesi, non per domani ma in un futuro neppure troppo lontano, che possano essere i concessionari stessi a ultimare la vettura personalizzandola con le loro stampanti 3D secondo i desideri del cliente». Così come si presenta nella Fractal, l’i-Cockpit riesce già a mascherare tutti i rumori “cattivi” dovuti ad attriti metallici, rotolamento, aerodinamica. «Abbiamo aperto il capitolo del design sonoro, creando un sistema di suono spazializzato in grado di fornire nozioni di distanza, da destra o da sinistra, da lontano o da vicino a seconda, per esempio, della svolta da prendere».

Per quanto riguarda gli esterni, afferma Vidal, «si è voluta una vettura che esprimesse le nostre intenzioni, capace di muoversi in ambienti urbano e semi-urbano ma che rappresentasse anche, in termini più generali, un’esperienza fisica, dinamica, d’interazione; che traducesse modernità, tecnologia, spirito giovanile, che tuttavia non fosse troppo giocattolo ma fosse in grado di essere anche presa sul serio». Vidal parla di un “equilibrio particolare”, di un’auto che è «per il 40 per cento sportiva, per il 15 ludica, per il 25 seria e per il rimanente 20 quello che ciascuno vuole vederci, magari in termini di percezione dell’enorme tecnologia che essa racchiude e quindi dell’esperienza umana che ne deriva».

 

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