Dopo la Ka, la Puma è un chiaro esempio di perfezionamento della strategia “Ford 2000”.
Quando la casa di Dearborn ha deciso di ridurre gradualmente il numero di pianali a livello mondiale, prima da 32 a 16 e quindi a 11, a ciascun elemento dell’organizzazione è stato richiesto di contribuire con idee originali e innovative. In altre parole: come realizzare più varianti su un unico tema tecnico.
Per i reparti di design, e in particolare per lo studio della Ford Germania di Merkenich guidato da Claude Lobo, si è trattato di una sfida creativa piuttosto che di un semplice ordine del management.
“Dovevamo convincere l’intera organizzazione che era possibile offrire una maggiore varietà con meno pianali. L’idea era di elaborare un processo di sviluppo rapido e conveniente, e al tempo stesso di ottenere soluzioni di design più creative”, spiega Lobo.
Fin dall’inizio l’idea fu di sfruttare a fondo il pianale della Fiesta [Sub B] in modo da non dover modificare nemmeno un componente strutturale, contenendo al massimo i costi di sviluppo. Per questo era necessario un forte dialogo con lo staff dei tecnici, che collaborarono al progetto da una prospettiva simile a quella dei designer.
Alla fine, per raggiungere l’obiettivo furono adattati non solo il pianale vero e proprio della Fiesta, ma anche la plancia, i batticalcagno e persino l’apertura delle porte e la base inferiore dei montanti A e B. Si doveva inoltre mantenere la struttura anteriore comprensiva della traversa che sostiene il radiatore e i proiettori.
Lobo non ha vissuto tutto ciò come un’imposizione, né come un compromesso. “Nel design moderno si possono proporre molte soluzioni creative originali purché si sia consci delle esigenze tecniche prima dell’avvio del progetto. Le frustrazioni nascono solo se si sperimentano limitazioni tecniche dopo che si è iniziato il lavoro” spiega Lobo, che ha prodotto alcune soluzioni ingegnose per la realizzazione dell’eccellente ed esclusivo design della Puma.
Per ottenere una posizione più avanzata del parabrezza è stato incorporato un elemento di separazione in acciaio tra i montanti A di sinistra e di destra, che elimina la necessità di una nuova paratia strutturale, e il cui unico scopo è fungere da base inferiore del parabrezza.
Dei sei schizzi preselezionati ne furono scelti due per l’ulteriore sviluppo, denominati proposta “rossa” e “blu”, che differivano nell’espressione stilistica di base. Quella “blu” era caratterizzata da linee alquanto nette e vivaci, quella “rossa” da linee fluide che creavano una forma più morbida e arrotondata ed esaltavano l’aspetto dinamico. Coloro che ricordano la Ford Capri del 1968 (e Lobo è tra questi, dal momento che aveva persino partecipato a delle corse con questa vettura) riconosceranno in parte la silhouette dei finestrini laterali di quel modello che suscita ancora nostalgia.
Le proposte “blu” e “rossa” furono entrambe elaborate in forma di animazione tridimensionale computerizzata e presentate al management Ford per la selezione finale nella prima settimana del 1994. Fu scelta la proposta “rossa”, una decisione supportata dai risultati di una piccola ricerca di mercato condotta tra gruppi di sondaggio in Inghilterra, Italia, Germania e Francia. La preparazione del modello a grandezza naturale, visionato dal presidente della Ford Alex Trotman alla fine di marzo del 1994, richiese solo lievi modifiche. “Fu davvero un lavoro da record: creammo un modello a grandezza naturale pronto per lo sviluppo di prodotto in soli 135 giorni” osserva con orgoglio Claude Lobo, e aggiunge che la messa a punto da parte dello staff tecnico avvenne in parallelo al lavoro dei designer. Una delle modifiche riguardava i proiettori.
La proposta di design suggeriva la soluzione verticale, ma il montaggio sullo scatolato sottocofano esistente (derivato dalla Ford Fiesta) richiese il riposizionamento in orizzontale. Grazie all’esclusiva copertura dei fari della Puma, però, l’effetto visivo del design originale non subì variazioni sostanziali. Il frontale e lo sbalzo posteriore più lunghi rispetto alla Ka sono semplicemente il risulto dei paraurti integrati, verniciati nello stesso colore della carrozzeria. Un’altra modifica rispetto al design originale è lo spoiler poste-riore più evidente e integrato.
L’articolo continua su Auto & Design n. 104