Il quarantaduenne Chris Bangle, statunitense, è il capo del design BMW da 6 anni. Tutti lo conoscono, sia all’interno che all’esterno dell’azienda. E’ noto per le sue salde opinioni e per la passione con cui promuove i valori del buon design.
Al recente congresso Automotive News Europe ha espresso con chiarezza il proprio pensiero affermando che “i clienti vogliono un tipo di divertimento che gratifichi direttamente il loro ego. Vogliono un Viagra visuale, ma il design di prodotto è andato tanto oltre la soluzione dei problemi da generare a sua volta nuovi problemi di creazione.
Dobbiamo quindi focalizzarci sulla qualità del design nel suo aspetto di divertimento. Per comprendere più a fondo la questione dovremmo quindi chiederci perché alcune vetture hanno un design particolare. E poi non si può ignorare il passato; il design deve incrementare la fiducia, e questo si ottiene soltanto se si è in grado di mostrare da dove si proviene”.
Bangle è convinto che il design dell’automobile sia una forma d’arte, la cui qualità non deve essere misurata in base ai processi e alle norme ISO, ma all’abilità manuale.
“Le prime vetture erano costruite esclusivamente dall’uomo con attrezzi non molto più sofisticati di quelli usati da Michelangelo. Al giorno d’oggi usiamo i computer, ma non dobbiamo permettere che questi prendano il sopravvento nel processo di design; devono restare degli strumenti”, afferma Bangle, secondo cui la perfezione del trattamento delle superfici è il marchio della maestria nel design.
“Ecco per quale motivo il trenta per cento del processo di design è dedicato a questi aspetti. Ignorandoli si indirizza verso il basso il gusto dei clienti e si mina lo status di eccellenza dello styling dell’automobile fino a un punto di non ritorno”.
Il capo del design BMW ritiene che le scuole di stile si trovino in una posizione pericolosa: “Valutano troppo il design dell’automobile dal punto di vista del divertimento, e rischiano di perdere i valori della tradizionale abilità manuale”, e aggiunge che se il concetto di design come divertimento fosse seguito fino alla sua conclusione logica, i metodi di produzione e il valore di novità degli elementi di design prevarrebbero sulle qualità di lunga data.
I designer sono gli osservatori delle richieste dei clienti, che a loro volta costituiscono la motivazione per l’industria.
Di conseguenza, secondo Bangle, nel nostro mondo meno che omogeneo si manifesta la richiesta di una doppia funzionalità accompagnata da un duplice gusto. “Ecco perché i concetti compositi rappresentano una tendenza”, sostiene; pick up sportivi e coupé di lusso sono degli esempi di tipologie composite.
“E’ una faccenda complessa perché si tratta di una mescolanza di concetti. In arte e in architettura ciò ha favorito la nascita del movimento decostruttivista, per cui la forma esprime il messaggio nel medium.
La motocicletta è un mezzo singolo, in cui l’hardware della tecnologia è dedicato al software del design. Con i concetti automobilistici compositi entriamo nel campo del decostruttivismo mescolando metafore visuali”, spiega Bangle.
In che modo dunque questi temi filosofici si traducono nel design BMW, e in particolare nella nuova Serie 3, che dopo tutto non rompe con la tradizione, ma in certo qual modo rappresenta piuttosto un’evoluzione?
“Questa non è la definizione corretta. In natura i pesci non discutono mai gli uni con gli altri la fase successiva di sviluppo; l’evoluzione è un processo che ha luogo senza controllo. Sarebbe quindi più adeguato parlare di progressione. La Serie 3 è un buon esempio del nostro approccio in questo campo: emerge dalla tradizione e mostra in profondità la propria sostanziale verità e onestà”.
L’articolo continua su Auto & Design n. 111