“Questa vettura è stata la prima opportunità di riaffermare, dopo un lungo periodo di tempo, che cos’è la Rover”. La premessa è di Richard Woolley, chief designer del marchio britannico e responsabile del progetto della nuova Rover 75, svolto sotto la direzione di Geoff Upex. Un progetto nato in una fase di transizione tra le gestioni Honda e BMW e il cui risultato viene ora considerato con orgoglio come il capostipite di una nuova generazione di vetture Rover.
“Il programma è stato avviato tra la fine del 1993 e l’inizio dell’anno seguente”, racconta Woolley. “Stavamo esplorando nuove direzioni per un rifacimento delle Serie 600 e 800. Avevamo da poco lanciato la 600 e si trattava di riposizionare la Rover sul mercato, in particolare in termini di design”. Il brief di progetto era molto svincolato; all’epoca delle prime esplorazioni stilistiche, la collaborazione con Honda era ancora in corso, ma i designer della casa britannica erano determinati a cercare un proprio orientamento “prima di iniziare a collaborare e scendere quindi ad eventuali compromessi”.
“Quando è arrivata BMW”, prosegue Woolley, “stavamo lavorando al modello in clay 1:1 (essenzialmente, era già la vettura definitiva, perché il modello finale in vetroresina è stato realizzato sulla base di quel clay). Avevamo anche abbozzato un paio di proposte per l’interno.
Il dottor Wolfgang Reitzle ci ha detto: molto bene, continuate così. BMW ci ha sostenuti in ogni modo, offrendo assistenza, mezzi e consigli, ma lasciandoci lavorare liberamente”. Il tutto nell’ottica di ottenere un prodotto davvero “British”, nel rispetto della tradizione del marchio e di quei valori che nel periodo più recente si erano in parte persi.
“Uno degli aspetti che distinguono le Rover e le vetture britanniche tradizionali sono le proporzioni”, spiega Woolley.
“Nelle auto moderne gli sbalzi anteriore e posteriore tendono ad essere quasi uguali. Sulla 75, invece, lo sbalzo anteriore è piuttosto corto, mentre la coda è più lunga, elegante, come in una piccola limousine. L’abitacolo è un ambiente molto discreto, dove gli occupanti possono sentirsi protetti e avere un senso di privacy grazie al montante D piuttosto robusto”.
Le proporzioni “classiche” della nuova berlina si accompagnano ad un corpo vettura in cui la linea di cintura sale nel primo tratto per poi ridiscendere verso la coda.
Richard Woolley ritiene che l’insieme contribuisca ad un effetto dinamico molto particolare: “Non volevamo esprimere un dinamismo aggressivo. Inoltre, ritengo che certi profili a cuneo ottengano a volte l’effetto contrario, dando l’impressione di una forma che si arresta. La nostra berlina è una forma fluida che scorre sulla strada”.
Lunga 4745 mm (a metà tra le serie 600 e 800), la Rover 75 è basata su un pianale nuovo; il passo è di 2745 mm, mentre larghezza ed altezza misurano rispettivamente 1778 mm e 1427 mm. Non sono solo le proporzioni a contribuire all’immagine un po’ “vecchio stile”, ma anche vari dettagli, come i numerosi elementi cromati, ad iniziare dalla griglia frontale: “E’ la più grande ed evidente che abbiamo fatto in anni recenti. Riflette il nostro crescente senso di sicurezza nei confronti del marchio Rover.
I fari anteriori, gli “occhi”, hanno un’espressione piuttosto seria e ricordano quelli della P6 del ’63. Ma non ci sono parti della vettura di cui si possa affermare che sono state copiate da qualche Rover del passato”, precisa Woolley.
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