«Chi la compera paga uno e prende due», ha affermato fiducioso il presidente Hans-Olov Olsson al salone di Francoforte, presentando la nuova Volvo C70. La vettura appare come una carta vincente per la casa svedese: non solo perché segna il punto di massima maturazione per la categoria coupé cabriolet – il tettuccio rigido a scomparsa totale, concetto avviato dieci anni fa dalla Mercedes-Benz – ma anche perché dà il via a una nuova impresa industriale. La C70 è stata disegnata dalla Volvo e ingenierizzata dalla Pininfarina, e sarà costruita nello stabilimento di Uddevalla, di cui la casa torinese ha il 60 per cento e quella svedese il 40.
«Ci si affida a una società per l’esperienza che ha», afferma Steve Mattin, ex designer Mercedes-Benz, da pochi mesi approdato alla guida del design Volvo. «Avevamo con Pininfarina stretti rapporti con la C70 precedente, e se si ha un buon partner si continua con lui».
Mattin definisce la C70 «sportiva» ed «emotiva»; afferma che il nuovo modello rappresenta un passo avanti «in termini di funzionalità e praticità», che «allarga il mercato», addirittura che rappresenta una possibile guida nel compito che lo attende, che è essenzialmente di sviluppare il nuovo Dna per le Volvo del futuro.
«Trovare linee armoniose con e senza il tetto – afferma Fedde Talsma, responsabile del progetto – non è un compito facile. Per questo ho deciso non di disegnare una macchina aperta che si chiude, ma una chiusa che si apre».
Grande attenzione è stata riservata al design degli interni, il cui responsabile era Tony Pettman: «L’obiettivo era fondere esterno e interno – dice Pettman -. Con la vasca della S40 siamo riusciti, a tettuccio abbassato, a creare una linea continua dalla destra della coda alla plancia e di nuovo fino alla sinistra della coda».
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