Una tragedia. Immensa per la famiglia, crudele per l’illustre dinastia dell’arte della carrozzeria, traumatica per tutta l’azienda colpita nella fase più ardua della sua lunga storia industriale, durissima per la carrozzeria italiana di cui la Pininfarina è l’ultimo baluardo. La drammatica fine di Andrea Pininfarina, presidente e amministratore delegato della società, vittima una mattina d’inizio agosto di un fatale incidente stradale a poche centinaia di metri dal Centro Ricerche di Cambiano, è pure perdita grave per l’automobile mondiale alla cui evoluzione formale ed estetica la Pininfarina ha fondamentalmente contribuito e Andrea oggi ne garantiva la continuità. Come la sua figura di giovane e determinato imprenditore, nonché di uomo pubblico di elevate doti intellettuali e morali, fosse percepita ovunque con rispetto e simpatia, in particolare a Torino, sua città di nascita e di vita, lo attesta il generale cordoglio destato dall’improvvisa scomparsa. Cinquantuno anni, laureato in ingegneria, sposato dagli anni giovanili con Cristina Pellion di Persano e padre di tre figli, Benedetta, Sergio e Luca, Andrea Pininfarina era cresciuto nel ricordo del nonno Pinin, geniale carrozziere e uomo di forte temperamento, ed educato alla scuola manageriale e creativa del padre Sergio, dal quale, oltre la dedizione al lavoro e alla famiglia, aveva ereditato anche la propensione alla responsabilità pubblica.
Nel suo profilo caratteriale, sia nella gestione manageriale dell’impresa sia nel coinvolgimento politico-industriale, emergevano con chiarezza gli aspetti fondamentali della sua formazione e gli uomini che l’avevano determinata, la ferrea determinazione del nonno e l’esemplare figura del padre che all’illuminata visione industriale ha coniugato con successo la fervida creatività del designer. Andrea aveva assunto la gestione assoluta della Pininfarina nel momento più sensibile della carrozzeria come entità industriale, nella quale credeva fermamente e per la cui continuità si è battuto con tenacia. Il suo progetto di rilancio dell’azienda per uscire dalle secche prodotte dalla crescente crisi mondiale dell’auto e dal rapido tramonto della carrozzeria italiana, è l’ultimo atto della sua determinazione. Era il suo grande “sogno” di cui ha visto delinearsi i contorni, ma non ne vedrà l’agognata realizzazione. Restano a sua memoria incancellabile per tutti alcuni esemplari di vetture e di studi nei quali egli ha mostrato elevate capacità di progettista che pochi gli riconoscevano all’inizio. Scordando che la vocazione al design è elemento connaturato d’appartenenza alla stirpe Pininfarina. L’articolo continua su Auto & Design n. 172