«Esiste una propensione all’invenzione, ben radicata nell’identità Fiat, a elaborare progetti che promuovono una reale innovazione». La premessa è di Roberto Giolito, direttore del design Fiat, per meglio spiegare i criteri che hanno condotto alla realizzazione della 500L, modello totalmente inedito per la gamma eppure inscritto in una tradizione che ha come antenate la Topolino, la 600 Multipla, la Nuova 500 del 1957, per arrivare fino alla Panda. Automobili per la gente, dimensionate sulle esigenze degli occupanti, che hanno suggerito a Giolito e al suo team di interpretare il progetto “L zero”, monovolume di segmento B, secondo l’ottica molto contemporanea dell’open source: «La 500L è una vettura capace di catalizzare esperienze inedite e sintetizzarle in un insieme organico, in un’idea di trasporto convincente».

«Un design che va oltre la forma e la funzione, e che esplora il valore dell’esperienza – prosegue Giolito –, puntando ad un’indagine introspettiva del complesso rapporto tra oggetto e utilizzatore». Concettualmente la 500L è dunque più aderente al concetto di MPV (veicolo multi-funzione) piuttosto che di “monovolume” compatto, non solo in virtù degli effettivi due volumi che compongono la carrozzeria, ma in particolare per gli obbiettivi su cui si è basato il progetto: una clientela più diversificata possibile, un design rassicurante ma coraggioso, dei nuovi standard di efficienza dello spazio a bordo.

«Per definire la forma esterna si è partiti dall’esperienza maturata con la 500, cercando di mantenerne lo spirito di simpatia ma accentuando il concetto di versatilità», racconta Andreas Wuppinger, chief designer esterni di Fiat a cui è stato chiesto di realizzare, in team con altri sette designer, una “multispazio” per famiglia lunga poco più di una Punto (4,14 m). «L’obbiettivo era creare un vettura dal design onesto, non arrogante, e per questo non abbiamo considerato i Suv come riferimento, se non per la posizione rialzata dell’abitacolo e il senso di protezione». Ecco quindi una carrozzeria con passaruota prominenti e una linea di cintura abbastanza alta «ma non claustrofobica – puntualizza Wuppinger – perché specie ai bambini non piace perdere il contatto con l’esterno». La grande vetratura è avvolgente, per una visibilità a 360°, e il padiglione con tetto flottante sembra privo di montanti, soprattutto all’anteriore.

Articolo completo su Auto & Design n. 195