Se un semiologo o un semplice osservatore dei costumi si chiedesse di quale materia siano costituiti i sogni degli automobilisti degli ultimi 89 anni, incontrerebbe molte e conturbanti risposte fra le pareti di un piccolo, storico museo in quel di Cambiano (Torino). Qui, come sanno bene gli appassionati, si raccolgono le creazioni del Carrozziere italiano forse più famoso e prestigioso in assoluto, una sinfonia di forme e volumi che ha contribuito in misura inestimabile alla partitura dell’eccellenza motoristica Made in Italy.
Carlo Bonzanigo, attuale direttore del design di Pininfarina, ne è ben cosciente e si esprime così riguardo l’ultima nata: «Se in ogni progetto è presente un coefficiente di difficoltà legato al dover soddisfare i codici visivi del committente, in questo caso era necessario non tradire qualcosa di molto più profondo, ovvero il patrimonio culturale che abbiamo assemblato in quasi novant’anni. Si tratta di un “problema” in cui solo una realtà davvero carica di storia può incorrere».
È opportuno, però, procedere subito a una doverosa precisazione: la celebre azienda torinese specializzata nel design automotive rappresenta un’entità giuridica e operativa del tutto distinta da Automobili Pininfarina, cioè il brand della coupé di queste pagine. «Si tratta di due società diverse – spiega infatti Luca Borgogno, che in AP dirige lo stile – poiché, nonostante la quasi omonimia, noi abbiamo sede in Germania, siamo nati nell’aprile 2018 e organizzeremo presto una gamma di modelli a nostro marchio, che riprenderanno alcuni spunti formali da quest’auto. Significa che, tecnicamente, per Pininfarina S.p.A. noi costituiamo un cliente, proprio come accadeva in passato con marchi come Peugeot».
Tale complicata ricerca di alchimie aziendali non si è ripercossa negativamente sulla gestazione della Battista, avviatasi già in precedenza, a febbraio dello scorso anno, e sviluppata con estrema rapidità fino alla presentazione di Ginevra 2019. Racconta Bonzanigo: «Fin dall’inizio i pilastri progettuali apparivano chiari. Tecnologia allo stato dell’arte, performance mozzafiato, bellezza senza paragoni e “lusso sostenibile”.
Quest’ultimo principio, che in futuro caratterizzerà tutti i prodotti AP, si è rivelato il più complesso ma anche affascinante da comunicare. Per evidenziare la trazione elettrica abbiamo puntato sull’idea di “potenza gentile”, espressa attraverso la ricerca di superfici dinamiche ma morbide, che scivolano verso il posteriore con una leggerezza quasi acquatica, a trasmettere la sensazione di un corpo che si muove in un fluido».
E all’interno? «Abbiamo cercato di miscelare i codici del lusso con quelli delle vetture ad alte prestazioni, impiegando largamente alluminio e carbonio”, spiega Florence Raspail, responsabile del color & trim. «I sedili erano così contenitivi nella foggia che non si è reso necessario ricorrere a un tessuto tecnico dal grip elevato, mentre abbiamo riservato un’attenzione specifica alle cuciture, per sottolineare l’artigianalità. Tutto è nato in maniera sincretica: quando si tracciava una linea, si pensava al contempo al rivestimento che l’avrebbe resa più attraente, come nel caso della sellatura della plancia».
(Articolo completo in A&D n. 235)