Torino. Qui si avverte ancora una concezione tutta italiana dello stile legato al trasporto, non solo quando si tratta di autovetture. Forse per questo, all’apparire della slide su cui giganteggiano i primi bozzetti dell’Iveco S-Way, il nuovo grande mezzo pesante di CNH Industrial, negli uffici il fermento si fa palpabile.
«Sono stati necessari due anni per sviluppare il progetto, si è trattato di un veicolo completamente nuovo, che ha richiesto un approccio inedito e uno studio davvero approfondito», esordisce Marco Armigliato, a capo del design Iveco, con lo sguardo di chi conosce il sapore della sfida. «Abbiamo rivisto a fondo anche gli elementi chiave della cabina, al pari, più in generale, del ruolo e dell’immagine di questo modello in rapporto al resto della gamma», aggiunge Giuseppe Bruno, senior designer per gli esterni e gli interni.
La portata dell’operazione, necessaria per sostituire un pilastro commerciale quale il precedente Stralis, risulta subito evidente. Non a caso gli schizzi proiettati a parete, pur orientati alla ricerca di diverse e interessanti soluzioni formali come tipico della fase d’esordio, appaiono tutti allineati sulle medesime proporzioni: «Già a questo stadio, quando per così dire si erano appena impugnate le matite, il dimensionamento e il packaging della piattaforma risultavano definiti con figurini e modelli matematici preliminari, fondamentali per bilanciare correttamente l’architettura», spiega Armigliato.
Tale approccio costituisce una delle chiavi di volta del percorso generativo dell’S-Way, poiché proprio alla concezione della struttura sono legate le direttrici (abitabilità per l’utente e portata utile per un verso, efficienza aerodinamica e contenimento dei consumi per l’altro) al cui crocevia si colloca la complessa alchimia del successo di un mezzo del genere.
Sulle specifiche dimensionali già determinate si è poi innestata la volontà di imbastire un frontale imponente, fortemente orientato alla verticalità e, dunque, scevro da separazioni orizzontali o altri elementi che ne frammentassero l’unitarietà: «La scelta è dipesa anche da esigenze di raffreddamento, in base a cui bisognava predisporre una calandra molto ampia, ma ha prodotto in ogni caso una grande superficie di entrata aria per la quale abbiamo messo a punto una grafica elaborata e tridimensionale, capace di lasciare immaginare la possanza del propulsore che vi si cela dietro», raccontano i progettisti.
Analizzate le proposte creative, tutte ricche di così incisivi stimoli visivi, le tre più interessanti si sono trasformate in maquette in scala 1:5 plasmate a mano. E pronte per la decisione finale. «A questo punto, però, il management ci ha improvvisamente richiesto un altro round, un’ulteriore raccolta di idee», interviene David Wilkie, a capo del centro stile del gruppo CNH Industrial. «Non si trattava di ridefinire l’impostazione generale, bensì di affinare alcuni dettagli. Così abbiamo preferito guardare oltre le esperienze del nostro team e, con una mossa che forse sorprenderà qualcuno, richiedere una consulenza ai colleghi di FCA, in particolare all’unità di lavoro diretta da Klaus Busse. Il loro apporto ha concorso al raggiungimento di un equilibrio formale che è risultato molto convincente».
(Articolo completo in A&D n. 239)