Toccherà al mercato stabilire se la nuova Defender è, come si afferma in Land Rover, “un’icona reinventata e istantaneamente riconoscibile”, cioè l’erede naturale ma nuova di un veicolo tuttofare sostanzialmente invariato da 70 anni. In ogni caso la lunga attesa è finita, la segretezza che a lungo ne ha avvolto la nascita cede alle immagini di un’auto moderna e di gradevole design. Con carattere, anche se meno spartana della progenitrice. «Abbiamo trovato una giusta equazione di volumi e forme – afferma Massimo Frascella – progettando il nostro cavallo di battaglia in chiave moderna e non rétro, pensando a semplicità e praticità».
La chiave di questa design story non poteva essere che un rispetto per le origini. «Dovevamo mantenere gli elementi che potevano rappresentare lo spirito Defender», spiega Frascella: «Anzitutto la silhouette, e poi la linea spezzata del tetto, gli sbalzi molto corti, la distanza dal suolo, la spalla lungo tutta la fiancata, i passaruote pronunciati, la ruota di scorta montata sul portellone posteriore incernierato sul lato». Ci sono due versioni: la 110, più lunga (5,02 metri compresa la ruota di scorta), la prima a entrare in produzione, e una più corta, la 90 a tre porte (4,58 metri con ruota), che seguirà nei prossimi mesi.
La 110 potrà avere 5, 6 o 5+2 posti, a seconda della configurazione prescelta, ed entrambe disporranno di 130 accessori optional, oltre a quattro eventuali pack (Explorer, Adventure, Country e Urban). Per lo sviluppo del progetto ci sono voluti sei anni. «Sei anni di una storia enorme», ricorda ancora Frascella, «occorreva un tipo diverso di esplorazione, attraverso i bozzetti di ricerca anche industriale e funzionale. E poi, chiariti i principi fondamentali, ecco cinque modelli clay in scala 2:5, per affinare le idee di stile e proporzioni».
Proprio di Frascella è il modello prescelto dai vertici, fresato quindi in scala 1:1 per l’approvazione finale, con la benedizione dello stesso Ratan Tata. «Poi il lungo viaggio di realizzazione, con gli studi di fattibilità». Gli esterni, accanto a McGovern e Frascella, hanno visto impegnati Jeremy Waterman, Julian Wiltshire, Andy Wheel e Simon Grant. «Abbiamo addirittura creato un Defender Studio, con il modello al centro e attorno tutti i tabelloni, in un clima di immersione totale, fino alla realizzazione del design finale e alla costruzione del prototipo LR1».
A plasmare gli interni hanno provveduto Mark Butler, Nick Finney e Alan Sheppard, con Amy Frascella per Colori e Materiali. Ogni singolo elemento è stato cambiato, ma il risultato finale è nel segno della continuità: resta la plancia di magnesio, ma i sedili sono stati completamente rifatti e la leva del cambio, spostata sulla plancia, consente il terzo sedile centrale.
«E’ l’ultima icona automotive», afferma Frascella: «Con l’anteriore più arrotondato rispetto al vecchio modello, ma con il posteriore ancora spigoloso, volevamo che la sua espressione non fosse né troppo aggressiva né troppo giocosa. Per questo abbiamo lavorato molto sui gruppi ottici: sebbene rotondi e non affusolati, ci hanno permesso di conferire un aspetto più avvicinabile, meno severo della vecchia Defender». Insomma, come afferma McGovern, una Defender «ispirata ma non costretta dal passato».
(Articolo completo in A&D n. 240)