Fluida, acquattata e generosa di spunti luminosi che stimolano senza sosta gli occhi dell’osservatore la più magnetica show car dell’ultimo CES di Las Vegas potrebbe apparire anzitutto concepita in quanto delizia visiva, spettacolo sensoriale da decriptare attraverso la lente dell’esibizionismo da Salone.
Oltre la normalità
Al cuore del progetto AVTR, però, si celano ben altri valori. «È vero, volevamo spingerci largamente oltre la “normalità”… anche quella delle supercar», spiega con un sorriso Steffen Koehl, capo del Global Advanced Design di Mercedes-Benz. «Ma fin dai primissimi incontri con il team che ha realizzato il film Avatar, cui l’auto è ispirata, ci siamo resi conto come nella pellicola originale e nel sequel in arrivo venga proposta una visione assai profonda dell’armonia uomo-natura e della filosofia che la sottende. Si tratta di un approccio perfettamente in linea con le idee che da tempo nutriamo in tema di mobilità del futuro, quindi ha guidato l’intero sviluppo della vettura».
Fusione tra ambiente esterno e interni
Sotto la confezione scenografica si dispiegano dunque contenuti sorprendentemente concettuali, a partire dall’intenzione di fondere ambiente esterno, abitacolo e interfaccia UX in un unicum a sua volta pronto a modellarsi sulla fruizione dell’utente, con un forte orientamento verso il benessere olistico dei passeggeri.
L’interazione uomo-macchina
«Non a caso si crea una connessione biometrica fra veicolo e persone: il guidatore viene riconosciuto dalla misurazione del respiro non appena posa una mano sulla console centrale, il battito cardiaco dei genitori è riprodotto da pulsazioni luminose sui retroschienali dei sedili anteriori per tranquillizzare i bambini che viaggiano dietro. Noi chiamiamo confidenzialmente tutto ciò “human machine merge”, cioè fusione uomo-macchina».
Comandi ridefiniti
Nell’insieme, gli intenti appaiono decisamente più avanzati rispetto alla pur interessante ridefinizione della funzionalità dei comandi, che prevede l’eliminazione di qualunque tasto fisico, i controlli gestuali e la possibilità di proiettare sulla mano del pilota, dopo che questi l’abbia semplicemente portata verso il padiglione, diverse icone facilmente attivabili. «Vi sono anche numerosi dispositivi che permettono ai sensi degli occupanti di incontrare l’ambiente circostante, in un’esperienza realmente immersiva e mirata a rendere la guida autonoma molto più interessante», precisa Koehl.
Silhouette “One bow”
All’esterno, i canoni della gamma EQ si rivelano estremizzati da un’impostazione giocata sull’assoluta continuità delle superfici e, naturalmente, sulla sottile eliminazione di ogni confine con l’interno: «La calandra riprende quella delle elettriche oggi in produzione, il padiglione si sviluppa secondo la consueta silhouette “one bow” ad arco, ma le portiere trasparenti e, soprattutto, il tema delle forme organiche determinano un equilibrio assai diverso, caratterizzato da onnipresenti riferimenti bionici e molteplici rimandi fra abitacolo e carrozzeria». Sulla coda, infine, trentatré “scaglie” luminose svolgono funzioni di segnalazione e salutano il proprietario al suo avvicinarsi. «Proprio come se la Vision AVTR fosse viva!» esclama Koehl.
(Articolo completo in A&D n. 241)