Un passaggio di testimone importante nel bel mezzo di una rivoluzione della mobilità. Dopo 38 anni di carriera nel car design, Moray Callum si ritira e lascia la carica di capo del design globale Ford. Al suo posto arriva Anthony Lo: dopo aver trascorso gli ultimi 10 anni in Renault, il designer oggi è pronto a guidare Ford verso una nuova era tra elettrificazione, digitalizzazione e tecnologie di guida autonoma.

Auto&Design li ha intervistati insieme, in un faccia a faccia online che ci ha permesso di conoscere meglio i percorsi e le passioni di entrambi ma anche passato, presente e, soprattutto, futuro del costruttore americano tra alleanze, sinergie e nuovi modelli dedicati a diversi mercati.

Anthony, ti sei già trasferito negli Stati Uniti? Qual è il vostro metodo lavorativo in questo momento?

Anthony Lo: No, purtroppo al momento mi trovo ancora a Parigi ma sento il team tutti i giorni e la pandemia ci ha aiutato a lavorare da remoto senza troppi problemi. Conto di trasferirmi negli Stati Uniti il prima possibile e penso lo farò entro giugno. Non incontrare le persone fisicamente è un vero ostacolo per il nostro lavoro: nonostante la tecnologia oggi ci permetta di portare avanti lo sviluppo dei modelli, il fattore umano resta centrale.

Moray Callum: Dall’annuncio del passaggio di testimone io e Anthony abbiamo lavorato insieme e ho cercato di accompagnarlo nel mondo del design Ford e di farglielo conoscere il più possibile. Oggi i processi sono diventanti davvero veloci, abbiamo continui incontri valutativi per modelli di tutte le regioni del mondo in cui siamo presenti.

Siamo ormai entrati in una nuova era della mobilità e Ford ha annunciato grandi cambiamenti. Qual è la vostra strategia per quanto riguarda il design?

Moray Callum: Credo innanzitutto che questo sia il momento giusto per cambiare il nostro modo di lavorare e la pandemia ha accelerato alcuni processi che non torneranno più come prima. Un grande cambiamento è arrivato con le piattaforme riservate alle auto elettriche che trasformeranno per sempre le forme dei veicoli. Ritengo che questo sia uno splendido momento per Anthony per arrivare in Ford.

Anthony Lo: Inizialmente credevo che Ford fosse un po’ in ritardo rispetto ad altri costruttori sul tema dell’elettrificazione, ma quando ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino i piani e i prodotti ho capito che non era così. Ci sono modelli nuovi che mi hanno colpito subito come la bellissima Mustang Mach-E, un’operazione di evoluzione di un brand iconico assolutamente riuscita.

Ford per l’Europa ha deciso di diventare un marchio 100% elettrico dal 2030. Quale effetto avrà questa decisione sul design dei vostri veicoli?

Anthony Lo: Penso che per me ora sia ancora presto per rispondere a questa domanda. Certamente abbiamo una strategia precisa e definita e nuove partnership come quella con il gruppo Volkswagen che porteranno ottimi risultati.

Moray Callum: Abbiamo iniziato a definire gli aspetti stilistici della partnership con Volkswagen per utilizzare la piattaforma MEB esclusivamente per i nostri veicoli a trazione 100% elettrica. Quello che è sicuro è che i nuovi prodotti che arriveranno riusciranno a mantenere l’identità di marca Ford.

La differente strategia industriale nei vari mercati provocherà volti diversi di Ford a seconda delle regioni di riferimento o state cercando di sviluppare un design globale?

Moray Callum: Vogliamo che le nostre vetture siano riconoscibili in tutto il mondo. Crediamo che sia giusto che quando ognuno di noi scende da un aereo in Europa, Usa e Cina – speriamo di tornare presto a farlo –  possa ritrovare i nostri prodotti: cerchiamo di fare questo pur con le dovute differenze che impone ciascuna regione di vendita e ciascun gruppo di clienti per ogni mercato.

Il grande cambiamento che stiamo vivendo ha influenzato anche le vostre fonti di ispirazione? Quali sono oggi i punti di riferimento per un designer?

Moray Callum: Certamente molte cose sono cambiate. Inizialmente noi ci chiamavamo appunto car designer e forse non pensato di chiamarci un giorno Suv designer, anche se tutto sembra non andare verso quella direzione e non disegniamo più molte automobili tradizionali ormai.

Anthony Lo: Ci sono diversi aspetti oggi della mobilità ancora sotto osservazione da parte di tutti gli attori della mobilità compresi i designer. Le sfaccettature sono tantissime: dalle grandi questioni legate alla guida autonoma ai temi della mobilità individuale o condivisa. Tutto è in grande evoluzione. Avremo ancora bisogno dei marchi automobilistici? Avremo ancora bisogno di tanti oggetti che ora ci circondano? Non sarà una transizione immediata.

Ci sono ancora dei mega trend che caratterizzano i mercati globali o i gusti si stanno uniformando anche per il mondo automotive?

Moray Callum: Ovviamente i tempi cambiano e i trend si adattano ai bisogni delle persone e alle diverse mode territoriali. In Cina ad esempio le berline sono ancora molto forti, in Nord America il nostro pickup F-150 è da quarant’anni il veicolo più venduto, mentre in Europa spopolano i crossover. L’elettrificazione dei modelli ci ha dato molti spunti di riflessione sull’effettivo utilizzo dei veicoli e sulla motivazione di acquisto. Rimangono quindi delle differenze, ma sembra che i Suv mettano tutti d’accordo.

Anthony Lo: E’ vero, i Suv sono desiderati in tutto il mondo e crescono, ma al tempo stesso dobbiamo pensare all’efficienza, un argomento fondamentale per la produzione di oggi, del futuro e che accomuna molti mercati. Spesso i Suv non hanno un’adeguata dose di spazio interno rispetto alla mole esterna e non sono efficienti a causa del loro sviluppo verticale. Credo che il nostro impegno per una mobilità sostenibile avrà un impatto anche sulle architetture dei nostri modelli.

Le trasformazioni in atto negli ultimi anni hanno influito anche sui saloni dell’auto, sempre più in difficoltà. Una tendenza che la pandemia ha ulteriormente rafforzato. Vi mancano? Credete che torneranno?

Moray Callum: Credo che ci mancheranno molto. I saloni dell’auto erano anche una grande opportunità di incontrare altre persone, vedere le loro reazioni e i prodotti della concorrenza. Il pubblico poteva conoscere tantissimi modelli diversi tutti insieme sotto lo stesso tetto, cosa che non succede in altre manifestazioni e che probabilmente non accadrà più.

Anthony Lo: Credo che l’incontro con le persone davanti alle vetture sia il modo migliore per avere una crescita profittevole. In ogni ambiente di lavoro scambiarsi costantemente opinioni e interagire con il mondo esterno è fondamentale e nel nostro lo è forse ancora di più. Un altro punto chiave è certamente il pubblico: i saloni dell’auto sono un grande momento di socialità, un evento da vivere e che mette d’accordo famiglie, amici, giovani e adulti che possono entrare nel veicolo, toccarlo e discuterne.

L’assenza dei saloni sta avendo conseguenze anche sulle concept car, che sono sempre meno e sempre più legate a modelli di produzione. Credete che abbiano ancora valore?

Anthony Lo: Dobbiamo tornare ad individuare la vera ragione di esistenza delle concept car. Questi modelli non sono realizzati solo per creare clamore durante gli autoshows ma per definire una direzione stilistica per un brand.

Moray Callum: Penso sia impossibile trovare un designer non appassionato di concept car perché al di là dell’effetto comunicativo di alcuni modelli, è il modo migliore per chi fa la nostra professione di fare ricerca, definire il futuro di un marchio e indicarne la direzione strategica.

Parlando di futuro, quali sono i nuovi trend che Anthony Lo intende esplorare da capo del design globale di Ford?

Anthony Lo: Non posso ora dire troppo su quello che sarà: è ancora molto presto. Sto vivendo una fase di apprendimento del mio nuovo ruolo estremamente proficua e che porterà ottimi risultati a breve. Lavoriamo sodo sulle grandi risorse di questa società. Una su tutte? Il marchio Mustang, icona mondiale e che ci darà tante nuove opportunità di sviluppo.

Moray Callum: Credo che una delle migliori cose di questo gruppo sia la grande varietà di progetti su cui bisogna lavorare. Tutti di natura molto diversa e che ci danno la possibilità di esplorare i differenti mondi della mobilità.

Testi di Silvia Baruffaldi ed Edoardo Nastri