Dura da settant’anni il mito di Bulli (una fusione, in tedesco, dei termini per bus e autocarro): da quando, cioè, sul pianale del Maggiolino gli ingegneri di Wolfsburg saldarono una carrozzeria da furgone. Affinato generazione dopo generazione, eccolo alla settima, con nuove sfide: il Multivan T7 – per usare il nome ufficiale – secondo i designer di Volkswagen Veicoli Commerciali getta il guanto della sfida anche alla V-Class di Mercedes e punta a diventare il people carrier per eccellenza.
«Volevamo un design senza tempo, quieto e rilassato», precisa Max Gutbier, il senior exterior designer che ne ha curato la forma: «Grandi superfici, proporzioni gradevoli, ma anche più scolpito perché non avesse l’aspetto di una grossa scatola». Ecco allora il montante A più angolato, la posizione del conducente più arretrata grazie anche all’uso dell’ultima generazione della piattaforma MQB (Modularer Querbaukasten, per motori trasversali a trazione anteriore).
Gli fa eco Markus Rudlof, anch’egli senior exterior designer: «T7 è più confortevole del modello precedente, grazie anche alle nuove sospensioni. Ha un aspetto più dinamico e agile». È lungo 4,97 metri (ma ci sarà anche una versione con sbalzo posteriore maggiorato di 20 cm), a sedili abbattuti ha una capacità di carico che supera i 4 m3, un passo di ben 3,12 m che consente sette sedili indipendenti (eliminato il divano della terza fila).
Per mantenere il carattere del Bulli originale, come ricorda Rudlof, erano essenziali le quattro grandi ruote agli angoli e la linea di cintura che divideva il monovolume in due parti. Presto fatto: «Una striscia d’alluminio – spiega Gutbier – parte dai gruppi ottici anteriori e percorre la fiancata e delimita anche lo stacco del bicolore». Come già negli ultimi modelli il frontale è a sviluppo orizzontale: «La calandra – ancora Gutbier – è praticamente eliminata, perché il raffreddamento avviene in basso, e questo consente una bella pulizia di design. Soprattutto dà al veicolo, con il volto e gli occhi più alti, un aspetto amichevole, una specie di sorriso nella linea che unisce i due fari».
Anche il posteriore è a sviluppo orizzontale, con un tema per la prima volta rettangolare dei gruppi ottici. I primi bozzetti risalgono al 2016, poi la competizione interna portò a quattro modelli clay in scala 1:2,5, ridotti nel giugno 2017 a due modelli 1:1, uno di Gutbier (che è poi prevalso) e uno di Dennis Kosik. In contemporanea Jörg Hinkfoth sviluppava gli interni su un tema iniziale di Zdenek Borysek.
«Anche noi – spiega – abbiamo dato in un ritorno alle origini uno sviluppo orizzontale al cruscotto, ora diviso in due parti da una striscia d’alluminio («Il tema della divisione è lo stesso degli esterni», interviene Gutbier). La parte inferiore continua lungo le porte e sulle fiancate, delimitando il bicolore». I binari sul pavimento completamente piatto consentono lo spostamento dei sedili, a loro volta estraibili con un clic. E c’è una consolle che, spostata all’indietro, può trasformarsi in tavolino. «Un Bulli davvero multiuso», è il verdetto.
(Articolo completo in A&D n. 250)