L’epopea dello stile e dell’ingegno italiano non vive unicamente attraverso la storia centenaria delle grandi Case automobilistiche, ma anche in racconti più brevi, passati come meteore lasciando a volte solo tracce lievi. Con questi presupposti il Mauto – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, presenta la mostra temporanea “LMX Sirex, un Sogno Italiano degli Anni Sessanta”, inaugurata il 13 settembre e aperta al pubblico fino al 20 novembre. La Sirex nacque nel 1968 a Milano per iniziativa dell’imprenditore Giovanni Mandelli e dell’ingegner Michel Liprandi, che rielaborò un progetto di Gioachino Colombo.
L’esposizione, curata da Raffaello Porro, ruota intorno a cinque esemplari provenienti dalla collezione di Renato Montalbano, appassionatosi a questo marchio diversi anni fa, che insieme al figlio Giorgio ha pazientemente cercato ogni traccia delle poche decine di vetture prodotte, riuscendo ad acquistarne alcune tra cui le cinque esposte, quattro coupé e una spider più un telaio e una scocca. Sono gli esemplari più interessanti e meglio conservati e ad accomunarli, oltre alla tecnica particolare, il design della carrozzeria in vetroresina, firmato da Franco Scaglione, in cui vivono suggestioni tutte italiane e ispirazioni americane. Un po’ Corvette, con tocchi (e qualche componente) di De Tomaso e Alfa Romeo miscelati con sapienza e mestiere.
Accanto alle vetture, immagini e rari documenti d’epoca della breve epopea di questa marca, sotto il cui nome si incrociano le storie di aziende come la torinese Eurostyle di Ivo Barison, che curò l’assemblaggio dei primi esemplari, e la Samas di Alba, che terminò gli ultimi telai fino al 1973. Tutti spezzoni raccolti e narrati in un libro di prossima uscita curato dallo stesso Montalbano con la medesima determinazione che lo ha condotto a rimettere insieme i frammenti di una vicenda tutta italiana e non completamente dimenticata.