C’è molta Italia nella Microlino, quadriciclo elettrico che abbiamo guidato sulle strade di Torino, realizzato dalla svizzera Micro Mobility ma prodotta e disegnata a Torino. La simpatica Bubble Car per la città è frutto del lavoro di Icona Design, che ha reinterpretato in chiave moderna le linee inconfondibili di quella Iso Isetta che rappresentò un unicum nel fenomeno della motorizzazione di massa che animò gli Anni 50 del Novecento. «Il progetto si è fondato su alcuni punti fermi – spiega Antonino Barone, exterior & concept designer – La forma a goccia, con carreggiata posteriore più stretta, e la grande porta anteriore che si apre per consentire l’accesso all’abitacolo sono chiaramente gli elementi più caratterizzanti». L’aspetto della Microlino, però, guarda anche altrove: ai veicoli “streamline” dalle forme molto affusolate e aerodinamiche. «L’ispirazione è classica – continua Barone – ma ci sono tocchi di modernità, come la fascia luminosa orizzontale sul frontale che ricorda un po’ RoboCop.

Volevamo mantenere l’aspetto vintage ma lavorare con le grafiche per proiettare questo mezzo nel futuro». Microlino, ha in effetti il sapore di una vettura attuale non solo per il powertrain elettrico o la scocca portante (vera rarità tra i quadricicli leggeri), ma per una serie di soluzioni semplici e ricercate allo stesso tempo. È minimale ma curata, ispirata al concetto “less is more” per contenere i pesi ma anche per per sottolineare l’attenzione ai dettagli. Un esempio? I fari anteriori a sbalzo nella parte posteriore ospitano gli specchietti.

«La categoria dei quadricicli leggeri tende a imitare le vetture normali – spiega Davide Cannata, design manager della sede di Torino – mentre sulla Microlino l’approccio è stato opposto: volevamo qualcosa di unico nelle forme e nei materiali. Quando si disegna un’auto si pensa a fattori come velocità, aerodinamica, piazzamento sulla strada. Qui è stato l’opposto, ma c’è stata una lunga ricerca per trasmettere un senso generale di alta qualità. Abbiamo voluto creare un abitacolo sofisticato usando pochi elementi e lavorando sui materiali. La semplicità è dettata dal fatto che nelle intenzioni questo mezzo, che nasce come veicolo privato, in futuro potrà essere utilizzato per progetti di mobilità condivisa, che hanno altre esigenze».

In generale, la sfida principale per gli interni ha riguardato la riorganizzazione di tutti gli spazi per la presenza della porta frontale. «La plancia è stata una sfida – racconta ancora Cannata – Sulla Microlino si muove con la porta, non era possibile progettarla in modo tradizionale. Questo ci ha spinto a trovare soluzioni alternative; a rivedere la distribuzione degli elementi sfruttando ad esempio le parti laterali per ospitare grandi tasche». Barone conclude: «In generale, ciò che ci soddisfa molto è che la Microlino, nata come vettura simpatica e un po’ antropomorfa, con chiara impostazione retrò, è versatile e può raggiungere un pubblico ampio. È credibile anche con vernici scure e opache, cerchi bruniti e dettagli di ispirazione un po’ più sportiva. E questa è stata davvero una bella scoperta».