Il 2020 è stato un anno certamente particolare per tutto il pianeta, ma in Renault verrà ricordato soprattutto per la ventata di novità che ha investito l’azienda con l’arrivo del nuovo Ceo Luca De Meo e l’avvio del suo piano strategico “Renaulution”. Da lì è partita una nuova organizzazione per marche, con Laurens van den Acker nominato Executive VP per il Design di Renault Group (e quindi a capo dei quattro studi Renault, Dacia, Alpine e Mobilize). Il 2020 ha visto anche l’arrivo di Gilles Vidal, chiamato alla guida del design del marchio Renault in un momento in cui De Meo ha indicato l’esigenza di avere un più ampio portfolio di modelli dei segmenti C e D, inclusa una nuova ammiraglia da realizzare subito.
Origini aeronautiche
La Rafale è nata così: una folata impetuosa che si è concretizzata in tempi molto rapidi, come simboleggia il suo stesso nome che fa riferimento al mondo dell’aeronautica e allo storico Caudron Renault Rafale, aeroplano da record che nel 1934 raggiunse i 445 km/h. «Siamo partiti da foglio bianco per realizzare la nuova vettura al vertice della gamma sulla base della piattaforma CMF-CD», racconta Vidal, che abbiamo incontrato a Le Bourget in occasione del debutto della vettura allo scorso Paris Air Show.
Espressione determinata
Il frontale doveva essere idoneo al ruolo del modello, prosegue Vidal. «Ha un’espressione determinata e abbiamo messo una cura particolare in tutti i dettagli. La firma luminosa delle luci diurne rimanda alla losanga del nostro logo e quindi direttamente alla marca, come sulla nuova Clio. Anche il motivo digradante della griglia, che nasconde un fondo blu, è ispirato alla losanga. La texture varia a seconda del punto di vista, come se fosse animata, è straordinaria con la vettura in movimento. È uno degli elementi che generano un effetto magico». Un aspetto che risponde alla ri-chiesta fatta da Luca De Meo ai designer: riportare la magia nelle automobili.
Ammiraglia del nostro tempo
La Rafale si inserisce in un trittico di vetture affiancata da Austral ed Espace, con cui condivide gli interni, ma il suo progetto è stato avviato dopo e la silhouette è del tutto specifica, così come i trattamenti delle superfici che seguono codici inediti, ci spiega anche Agneta Dahlgren, direttrice dei progetti di design dei segmenti C e D. «Doveva diventare l’ammiraglia, audace e visionaria al contempo. Se si vuole essere visibili in un mercato di forte concorrenza, con nuovi marchi in arrivo praticamente tutti i giorni, ci vuole un design che si staglia nella folla.
Pieghe inattese
Abbiamo giocato molto su due livelli di lettura, sposando l’aspetto premium alla sportività, con linee dinamiche e scultoree». Come sempre il lavoro di squadra con l’engineering è stato fondamentale, sia per l’efficienza aerodinamica del corpo vettura, sia per le pieghe inattese che le lamiere assumono in fiancata: «Per marcare le linee con precisione bisogna progredire anche in termini di stampabilità e abbiamo dato non poco lavoro ai nostri tecnici in questo senso, sono stati eccezionali».
Sensazione premium
Innovativa nel linguaggio formale, la Rafale non è da meno per quanto riguarda i materiali dell’abitacolo, dove incontriamo l’ardesia e il sughero, «non comuni per una marca generalista», osserva Dahlgren. Il sughero è tinto di un nero profondo, mentre l’ardesia è trattata con una tecnica di “peeling” per ottenere uno strato sottilissimo con cui sono ricoperti alcuni elementi, in particolare l’appoggio per la mano sul tunnel centrale, «là dove tocchi senti la pietra vera, come designer siamo orgogliosi di averlo potuto realizzare. E poi, nell’allestimento Esprit Alpine sugli schienali c’è la A che si illumina con una sequenza che pulsa come un battito del cuore: è il segno della nostra passione per l’automobile».
(Articolo completo in A&D no. 262)