Cosa accade quando alcune componenti di eccellenza ingegneristica si separano dal contesto originale per divenire esse stesse autonomi capolavori? Si scopre grazie a un’inedita iniziativa di Maranello, che reinterpreta in opere da collezione molteplici elementi tecnici essenziali (freni, scarichi o perfino interi propulsori) avulsi dalla prestazionale collocazione d’origine e fatti assurgere a singole rappresentazioni estetiche. From speed to beauty, dalla bellezza alla velocità, recita la descrizione dell’iniziativa.

«Mi piace molto questo taglio» spiega Flavio Manzoni, direttore del design Ferrari. «Illustra bene il processo secondo cui concepiamo le nostre auto, partendo da necessità legate alle corse che poi, inevitabilmente, generano estetica. Come se la bellezza risultasse necessaria, ovvero diretta conseguenza delle esigenze aerodinamiche e funzionali: nulla, per noi, è slegato dalla razionalità del risultato. Si tratta di un concetto a cui tengo molto».  Forte di una formazione da architetto, Manzoni si inoltra poi nell’illustrare il rapporto fra i piccoli oggetti quotidiani e l’enorme immaginario dell’automobile, confermando intrinsecamente che le componenti meccaniche possano diventare degne d’esposizione.

Bisogna però trattarle come proposte creative: «Ognuna ha richiesto un’elaborazione specifica, anche semplicemente per immaginare un supporto fisico, visto che si tratta di parti sempre diverse e normalmente montate sulle auto. Per esempio, abbiamo fortemente desiderato l’introduzione di elementi trasparenti proprio per mettere in risalto il metallo». Qualcuno dei presenti, allora, nota come sorprenda la gradevolezza statica di elementi sempre immaginati ruotare a regimi elevatissimi, dunque qui totalmente decontestualizzati con successo. Forse proprio in tale singolare capacità di trasformazione, non scevra di una sorta di peculiarissima tensione al riciclo migliorativo, si cela la vera potente alchimia di questa collezione.

Di seguito l’elenco dei “collectibles”:
Motore di F1 tipo 048B, V10 3 litri aspirato da 790 CV a 16.300 giri/min, ha visto Ferrari a conquistare il suo nono campionato mondiale Costruttori nel 1999;
– Motore V12 di 6,3 litri montato sulla LaFerrari (2013), uno dei propulsori più importanti nei 78 anni di storia dell’azienda perché potenziato dal sistema HY-KERS. Questo pezzo unico, in particolare, proviene da un prototipo realizzato durante il processo di sviluppo della vettura;
– Albero a camme di una Ferrari F2003-GA, monoposto di Formula 1 che ha nel suo palmarès sette vittorie e due titoli mondiali con Michael Schumacher;
– Scarico del V8 da 2,4 litri aspirato della Ferrari F60, utilizzato nel campionato mondiale di Formula 1 del 2009 da Kimi Räikkönen;
– Albero motore della Ferrari F10, l’auto con la quale Fernando Alonso vinse al debutto in gara con la scuderia nel campionato mondiale di F1 del 2010;
– Un disco freno in fibra di carbonio di una Ferrari SF71H, guidata da Sebastian Vettel e Kimi Räikkönen nella stagione 2018;
– Una biella e un pistone della Ferrari F150° Italia del 2011 guidata da Fernando Alonso;
– Un pistone della Ferrari F2002, monoposto guidata con grande successo da Michael Schumacher e Rubens Barrichello.