L’esperienza degli oggetti, soprattutto quelli tecnologici di elevata e media complessità, oggi si fa sempre più toccando, o meglio sfiorando con la punta delle dita: il progetto della relazione tra l’utilizzatore e l’oggetto passa così attraverso quello che potremmo definire una sorta di “touch design”.
Un toccare che permette mediante “sofisticati” meccanismi di dare una nuova percezione al comune gesto dell’accensione e sostituirsi, ad esempio nelle lampade, ai tradizionali interruttori e variatori di luce. Nessun clic: alcuni delle ultimi apparecchi da tavolo o per ambienti si attivano e regolano nel flusso luminoso sfiorandone l’interfaccia.
Pionieri in questo sono stati i designer di Luceplan, come Alberto Meda, che da anni sperimenta oggetti dove l’interruttore non si trova più sul filo ma il comando si attiva dall’interazione con l’intero oggetto (come la lampada On Off del 1988 che si accendeva e spegneva spostandola). Queste ricerche sono proseguite nel dimmer sensoriale in forma di bacchetta della Costanza di Paolo Rizzatto, o nel modello Agaricon di Ross Lovegrove, dove un anello posto sul corpo della lampada funge da interfaccia a sfioramento.
Accorgimenti adottati successivamente da altri settori produttivi, ad esempio da qualche anno un meccanismo brevettato simile, denominato Magic Wand, è applicato da Elica ai diversi modelli di cappe da cucina.
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