Sono passati 25 anni da quando la Fiat Multipla veniva presentata al Salone di Torino nel 1998. Ecco la design story originale della monovolume torinese e il racconto dell’omonima concept car del 1996 pubblicato sul numero 101 di Auto&Design.

“Come sistemare comodamente sei persone e relativo bagaglio in una vettura lunga non più di quattro metri?” La sfida è stata loro lanciata ai designer Fiat dall’ingegner Paolo Cantarella – all’epoca amministratore delegato di Fiat Auto e oggi dell’intero Gruppo Fiat – mentre il Centro Stile interno stava lavorando ad una fase ormai avanzata del progetto Bravo e Brava. Il concetto, che doveva sfociare in una concept car da presentare ad un Salone internazionale, era stato affidato all’Innovazione (sotto la responsabilità di Giuseppe Piritore e, in seguito, di Luigi Merlini) con cui collaborava l’Advanced Design della Casa torinese, affidato ad Ermanno Cressoni. Dalla ricca serie di bozzetti iniziali sono state identificate varie ipotesi, battezzate ognuna con un nome proprio: Big Boy, la prima e Jet 6, Gianduiotto e Toro le successive.

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Roberto Giolito è stato nominato responsabile del progetto, mentre Peter Jansen si è occupato del design interno. Mauro Basso ha alla fase iniziale degli esterni. «Man mano che si progrediva nella ricerca», racconta Nevio Di Giusto, responsabile dello Stile/Design, Innovazione ed Ergonomia dei marchi Fiat, «il concetto ci sembrava sempre più interessante, tanto da indurci ad ipotizzare la nascita di un prodotto di serie».

1712199602_Fiat_Multipla_Concetto_multiploSono stati quindi abbandonati quegli elementi tipici di una show car per elaborare una proposta sostenibile in termini di fattibilità e, una volta definita l’architettura, si è creata una piattaforma specifica”. All’inizio, il progetto ha seguito una configurazione interna di tipo 2+2+2. Ma è stato ben presto chiaro che si trattava di uno schema inadatto per rispondere alla precisa richiesta del briefing: «Ne risultava immancabilmente un veicolo stretto, alto e dal muso compatto, svantaggioso per il posizionamento del motore e per le zone di assorbimento d’urto, mentre il bagagliaio risultava estremamente sacrificato con i 6 posti in uso e di forma assai irregolare», spiega Giuseppe Piritore, diventato il responsabile della piattaforma della Multipla, che gestisce attualmente insieme a quella delle vetture di segmento A.

La vera svolta si è avuta con il passaggio alla configurazione 3+3, per la quale è stato creato un pianale specifico con una struttura di tipo space-frame in profilati di acciaio ad alta resistenza. Le scelte stilistiche sono state interamente motivate da ragioni funzionali, come mostrano foto e disegni pubblicati in queste pagine. Il concetto del tetto scarsamente centinato, con vetratura laterale e posteriore quasi perpendicolare per sfruttare lo spazio interno, è di Nevio Di Giusto. Tutto è molteplice su Multipla, anche i punti di vista da cui si può osservare il progetto. Al di là del resoconto dell’iter di sviluppo, la vettura va sicuramente valutata in termini di concetto industriale di prodotto. «E’ importante sottolineare che con Multipla non abbiamo applicato un concetto di “carry-over del pianale», come avviene di solito, ma di «carry-over di sub-sistema», precisa Di Giusto. La tecnica costruttiva adottata consente un’estrema flessibilità sia in termini di unità prodotte, sia di eventuale modularità del veicolo, a costi competitivi. «Durante lo sviluppo del concetto volevamo lasciare sempre delle strade aperte ad ulteriori evoluzioni».

L’articolo continua su Auto & Design n. 101