Una supercar può riaccendere il sogno, anche quello dell’Alfa Romeo che nel mondo ha conservato tutto il fascino della tradizione in attesa del rilancio più volte annunciato. Tocca alla 4C il ruolo di bandiera tecnologica, di ponte sul futuro: «La nostra storia riparte da questo modello», dice il responsabile del brand, Harald Wester.

Per il trattamento di stile, il “mood board” è quello della 8C Competizione, con volumi pieni e forti raccordati a punti di tensione che conferiscono forza ed energia. Evidenti i richiami storici anche alle forme estreme della Disco Volante e alle sezioni caratteristiche della Giulietta Sprint. Tuttavia è stata la 33 Stradale a suggerire più di ogni altro modello un layout con proporzioni atletiche forti e dinamiche. «La 4C ha la stessa architettura e la stessa compattezza – spiega Lorenzo Ramaciotti, design Vice President di Fiat-Chrysler – una vocazione a emozionare che si appoggia alla tecnologia più moderna. E’ un progetto inedito perché all’interno dell’azienda non esisteva una cultura sull’impiego di materiali come la fibra di carbonio per volumi ridotti in termini assoluti, ma impegnativi per i processi di costruzione».

La versione finale della 4C, che riporterà l’Alfa Romeo in Usa nel secondo semestre 2014, non tradisce l’emozionante stile del primo concept presentato al Salone di Ginevra 2011. Gli interni però hanno subìto un processo di razionalizzazione produttiva, sono visibilmente cambiati anche se parlano già il linguaggio sperimentale delle future Alfa Romeo. Spiega Marco Tencone, responsabile Design del marchio: «Gran parte dell’impostazione e della messa a punto è stata svolta in modo virtuale. Nel corso di questo processo abbiamo coadiuvato lo staff degli ingegneri nella definizione della forma della monoscocca in carbonio e nello studio dei dettagli, ad esempio per apertura e chiusura porte».

Il chief designer Alessandro Maccolini, concentra i segreti della 4C in due slogan: «bellezza necessaria» e «scultura in movimento» con forme e proporzioni funzionali alla meccanica che si trova sottopelle. «Nell’evoluzione è stato eliminato ogni elemento di stile non strettamente necessario. Il posteriore è compatto e muscoloso, tutta la coda sino all’ampio diffusore con scivolo aerodinamico e scarichi integrati è stata testata in galleria del vento. L’anteriore propaga l’energia del volume posteriore in segni lunghi e dinamici, con il lungo muscolo che supporta il gruppo ottico e sul cofano la V tridimensionale che confluisce al centro del frontale e genera lo scudetto integrato dalle due prese laterali per dare vita al Trilobo, l’elemento più caratterizzante». Negli interni le parti strutturali e funzionali diventano estetiche e il telaio in carbonio è un elemento forte e dominante.

Articolo completo su Auto & Design n. 203