Cosa significa identità tedesca? Ecco la questione cruciale attorno alla quale ruotano i destini stilistici (e non) del Blitz. A meno di un anno dall’acquisizione da parte di PSA, negli uffici di Rüsselsheim si indaga con inedita finezza l’universo dei significati formali.

Opel

«La missione del marchio, da sempre, consiste nel democratizzare tecnologia e stile» riflette Mark Adams, a capo del design fin dal 2002. «Oggi è necessario affinare il nostro linguaggio proprio per rimanere fedeli a tale filosofia, enfatizzando le origini teutoniche delle nostre forme. Attenzione però: non si tratta di una rivoluzione, bensì di un processo evolutivo sottile, che desideriamo rendere accessibile e comprensibile a tutti».

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Ecco perché, per la prima volta, il brand apre il suo Design Center in anticipo sulla presentazione di un prototipo, svelandone l’intero processo di ideazione: tutto si articola in quattro fasi, fino al prossimo novembre. Auto&Design è una delle pochissime testate in Europa ammesse. «Opel si trova, anche geograficamente, al confine fra due mondi: per un verso la sfera latina, con l’emozione, le case bianche e il gusto dei piaceri della vita come la cucina, per l’altro gli spazi nordici con la razionalità, l’estetica dei mattoni e una minor attenzione all’edonismo» riprende Adams. «Da un lato un certo senso del barocco, dall’altro la purezza assoluta. Per noi si tratta di una grande opportunità espressiva, due opposti da sintetizzare attraverso un segno a noi proprio».

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La chiave per condurre l’operazione è proprio l’identità tedesca: «Precisa, centrata sui dettagli, visivamente organizzata e pura: quattro caratteristiche immutate nei secoli, che è possibile ritrovare perfino nell’opera di intellettuali come Martin Lutero, Friedrich, Goethe o Dürer. E che diventeranno il leit-motif delle future Opel». In che modo? Per saperlo bisogna attendere la prossima puntata, a luglio.