CONCETTO FLESSIBILE (Auto&Design, Supplemento al no.166)

Quel colore bianco con cui era stata presentata a Ginevra aveva sorpreso un po’ tutti. Le fattezze erano inconfondibili: si trattava certamente della reincarnazione della Fiat 500, anche se il nome di quella piccola concept car era Trepiùno. Ma perché bianca? All’epoca, nel marzo 2004, era necessaria la spiegazione dei designer Fiat per comprendere una scelta che oggi appare invece naturale. Nel design dei prodotti industriali, la tendenza ora conclamata del bianco come colore dalla forte immagine si stava appena affermando e il progetto Trepiùno anticipava i tempi, guardando avanti con la volontà – sostenuta dalla passione – di mettere presto su strada la 500 degli anni Duemila.

TREPIÙNO
TREPIÙNO

Proprio come l’antenata omonima, la nuova 500 ha infatti il suo punto di forza nell’attualità. «Anche se ha l’anima di una vettura di cinquant’anni fa, la sua caratteristica è quella di adattarsi alle esigenze delle persone in quel momento», osservava Roberto Giolito, responsabile del progetto sin dalla sua genesi, dapprima come capo dell’Advanced Design e poi anche in veste di responsabile dell’Innovation Style di Fiat.

TREPIÙNO

E’ significativo che la 500 sia nata nell’ambito del disegno avanzato. Il briefing iniziale, definito nel 2003 insieme all’allora responsabile dello Sviluppo Prodotto di Fiat, Nevio Di Giusto, era di «non fare una replica della vettura storica, ma di creare un’auto che “fosse” la 500, distillandone proporzioni e identità in una lettura attualizzata», spiegava ancora Giolito. Nasce così Trepiùno, svelata a Ginevra nel 2004, che deve il suo nome al layout degli interni: due posti anteriori ed uno posteriore dietro al guidatore, più la possibilità di dispiegare un’ulteriore seduta alle spalle del passeggero facendo scorrere in avanti il sedile di quest’ultimo, grazie a una plancia anteriore parzialmente retraibile.

TREPIÙNO

In pochi, però, ricordano quell’abitacolo dai contenuti d’avanguardia, con materiali flessibili, comandi sottopelle azionabili a sfioramento e sedili sottili per sfruttare al massimo lo spazio. E’ lo stile esterno, definito dalla sintesi di tre ipotesi iniziali, ad aver sancito il successo del progetto, con il corpo vettura piramidale e il frontale simpatico con i fari tondi e quei “baffetti” che Dante Giacosa, papà della 500 del 1957, considerava come l’unica concessione non funzionale, ma di semplice decorazione.