1806199701_MMCC_Smart E’ la prima automobile del Ventunesimo secolo. Non per il suo aspetto futuribile. Ma per le scelte progettuali, e verrebbe quasi da dire “filosofiche”, da cui prende vita. La Smart è la city car prodotta dalla MCC (Micro Car Company), azienda nata dalla joint venture fra Mercedes Benz (51%) e SMH (49%), la compagnia svizzera che produce orologi, fra cui gli Swatch.

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Non a caso il nome Smart, aggettivo che in inglese significa sveglio, acuto, scaltro (qualità che si adattano perfettamente alla vettura) è l’acronimo di Swatch Mercedes ART. A quale tipo di arte si fa riferimento è chiaro: l’arte di costruire automobili (Mercedes) e l’arte di costruire strumenti elettronici di precisione (SMH).

 

Ma la Smart non si accontenta di essere figlia d’arte. Le sue ambizioni sconfinano dal campo del design a quello dell’urbanistica (smart significa anche mordace e impertinente), infatti la vettura rappresenta il tentativo concreto di ripensare il rapporto fra l’automobile e gli spazi urbani. Si potrà obiettare che il tema non è nuovo, visto che le city car in circolazione sono molte.

Ma, a differenza delle city car tradizionali, la Smart nasce da una concretezza altamente innovativa. Il paesaggio urbano non deve più adattarsi all’automobile con viadotti, tangenziali e parcheggi. Al contrario, è l’automobile che deve adattarsi alla città.

Così, alle soglie del nuovo millennio, arriviamo ai limiti estremi del rispetto ambientale, ora esteso dalla qualità dell’aria alla qualità della vita in senso più ampio (pensiamo ai centri storici di tante città d’arte europee soffocati dal traffico), con un’auto frizzante ma al tempo stesso minimalista.

Un’auto che, prima ancora di essere un mezzo di trasporto, è una dichiarazione d’amore alla città. Esteticamente, la Smart mostra una stretta parentela con la Mercedes Classe A, presentandosi quasi come la sorella minore. Non solo per il trattamento stilistico del monovolume, ma soprattutto per alcune scelte strutturali.

Un esempio per tutti: l’abitacolo è montato su una struttura “a sandwich” (motore e meccanica sotto e passeggeri sopra) a vantaggio della sicurezza (in caso d’urto frontale il motore “scivola” sotto il pianale e non entra nell’abitacolo) e soprattutto dello spazio disponibile a bordo.

A proposito di sicurezza, la Smart ha superato gli stessi test della Mercedes Classe C e soddisfa tutti gli standard dettati dalle normative europee. L’abitacolo, molto luminoso grazie al padiglione trasparente, offre due posti più un bagagliaio da 200 litri che può trasformarsi in un vano di carico di 600 litri con il sedile del passeggero ribaltato.

L’arredamento presenta freschi tessuti abbinati a plastiche colorate molto originali, nella migliore tradizione Swatch. La dotazione di serie è completa: doppio airbag per guidatore e passeggero, ABS, alzacristalli elettrici, antifurto con immobilizer e cambio sequenziale a sei marce oppure automatico.

L’unico optional è il climatizzatore. Sono previsti inoltre dei kit di personalizzazione per l’abitacolo e la carrozzeria, in modo da potere sempre cambiare aspetto e colori della vettura. I motori sono tre, tutti turbocompressi a tre cilindri da 55 CV: uno a benzina (650 cm3), un turbodiesel ad iniezione diretta (1000 cm3) ed un ibrido diesel-elettrico (atteso per il ‘99).

Prossimamente torneremo ad occuparci in dettaglio della Smart, che sarà presentata in pubblico al Salone dell’Auto di Francoforte e commercializzata nella primavera del 1998.

The article continues in Auto & Design no. 104