Trasportare gli oggetti di uso comune dalla banalità del quotidiano all’arte.
Così una caffettiera entra al Victoria and Albert Museum di Londra. E un cavatappi viene esposto al Metropolitan Museum of Modern Art (MOMA) di New York. Per Pino Spagnolo, architetto, fondatore della Sigma Design nel 1975 e poi della Pino Spagnolo Design nel 1988 (di cui ci siamo occupati su Auto&Design n. 50), l’avere portato le sue creazioni a mete tanto prestigiose non è un punto di arrivo.
Ma la logica conseguenza di un modo di lavorare. Di una visione del mondo nella quale si mescolano la prolifica fantasia della sua terra di origine (Lecce, nell’Italia del Sud) alla sorvegliata riservatezza di quella che è ormai diventata la sua città di adozione (Torino).
Specializzata nei casalinghi e nei piccoli elettrodomestici, la Pino Spagnolo Design lavora per le aziende leader di questi settori: Biesse (per cui ha realizzato il cavaturaccioli esposto al MOMA), Simac, Philips, Krups, Siemens, Polti Vaporella, Bialetti Faema, Mc Culloch, Ariete, Meliconi, Saeco, GI.VI. e Pedrini.
Ma all’eclettismo di Pino Spagnolo non sembra vi siano limiti. Ed ecco le proposte per moto (su telaio Yamaha), autoelettriche e perfino treni. La Pino Spagnolo Design ha infatti realizzato un prototipo di treno, nel quadro di un programma di alta velocità. Ma non è tutto. Infatti, da qualche tempo, si è affermata con successo anche nel settore della nautica, con progetti per i cantieri Alfamarine, Dalla Pietà, C.C.Y.D., Gobbi Craft, e per facoltosi clienti privati, soprattutto arabi e giapponesi.
Dalle posate agli elettrodomestici, dai bauli per moto alle pentole, dalle barche ai treni, senza dimenticare l’architettura di interni e le ristrutturazioni edilizie. Tanta poliedricità non rischia di trasformarsi in dispersione di energie? “Assolutamente no – dice Pino Spagnolo – perché tutti i nostri progetti rispondono ad una comune filosofia aziendale. Il design di oggi non è più legato soltanto a fattori estetici ed emozionali. Al designer si richiedono sempre di più competenze tecniche specifiche, ad iniziare dai costi dei materiali che ricadono inevitabilmente sul prezzo finale dell’oggetto. ”
Ecco perché fare industrial design oggi significa in primo luogo conoscere e fare proprie le esigenze delle aziende, ma anche cercare di immedesimarsi nei desideri dell’utente ultimo. In questa prospettiva, una caffettiera e un treno devono avere in comune una caratteristica di fondo: la producibilità. A questo fine, io e i miei collaboratori, tutti cresciuti e maturati professionalmente nel mio studio, cerchiamo sempre di capire le tecnologie produttive del committente prima di iniziare la progettazione di qualsiasi oggetto”.
L’articolo continua su Auto & Design n. 108