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Ci vogliono lunghi anni per valutare e giudicare le concept car. Soltanto lo scorrere del tempo e l’osservazione dei prodotti commercializzati permette di misurare la loro portata. Chi aveva percepito l’importanza del prototipo “Argos” presentato nel 1994? Chi aveva allora capito che apriva un capitolo nuovo nella storia del design Renault?

La concept car “Argos” esaltava l'”Esprit Nouveau” (lo “Spirito Nuovo”), riferimento deliberato al movimento che Le Corbusier aveva iniziato insieme al pittore Amédée Ozenfant. Con questa professione di fede, l’architetto proponeva una visione globalizzata della creazione artistica.

Attraverso la nozione dell’Esprit Nouveau, Le Corbusier faceva dell’accostamento tra il mondo delle arti e il mondo delle scienze e dell’industria una delle chiavi del suo programma: “La lezione della macchina è nella relazione tra causa ed effetto: purezza, economia, tensione verso la l’assennatezza”.

Lo studio della Clio seconda generazione era cominciata più di un anno prima della presentazione dell’Argos. Sostituire una delle vetture più popolari della produzione europea richiedeva molto tatto. Lo spazio di manovra era limitato e i designer lo sapevano. Il programma “X65” fu lanciato nell’autunno 1992.

Una serie di disegni venne realizzata alla fine dell’anno stesso, quando la Clio della prima generazione – berlina due volumi, a tre e cinque porte, lunga meno di 3,20 metri – era uscita da un anno e mezzo (giugno 1990). In un primo tempo, le variazioni più importanti dello stile si giocarono attorno al grafismo dei vetri, della struttura dei fianchi e del trattamento del portellone.

Certi progetti riprendevano il tema dell’ellisse della vetratura laterale sviluppato sulle Mégane, altri se ne allontanavano sia sviluppando degli ampi archi circolari, sia creando delle risalite della linea inferiore dei vetri, con un montante “C” allargato. Lo stesso per la linea di cintura più o meno marcata, a volte modellata nel volume, a volte chiaramente disegnata.

Il lunotto posteriore subì ogni tipo di inclinazione e di curvatura: troviamo a volte un portellone posteriore verticale come quello della Clio esistente, a volte con un arrotondamento vicino a quello della Mégane di serie o ancora una bolla che ricorda la concept car Mégane del 1988. Poi, questa idea di lunotto posteriore (evoca il concept Ludo) che si prolunga sul tetto curvandosi, tema che sarà prescelto.

L’articolo continua su Auto & Design n. 109