Dopo la Pandion dagli accenti futuristici presentata nel 2010, Bertone mostra un’altra sfaccettatura del suo nuovo volto con la B99, un progetto molto realista, quasi conservatore. Analizziamolo.
Come premessa, è bene rendere omaggio ai designer della Jaguar e, in primo luogo, a Ian Callum che, dal suo arrivo nel 1999 al comando dello studio di Whitley, ha compiuto un lavoro notevole. Lo stile dell’ultima generazione della XJ, lanciata al Salone di Francoforte nel 2009, ha segnato una rottura significativa con la sua antesignana. Orientato da Ian Callum, lo stile è stato supervisionato da Gilles Taylor, designer che si è fatto le ossa da Citroën negli Anni 90 e che è appena stato reclutato da Rolls-Royce come responsabile del design esterno.
Abbandonato ogni incedere nostalgico, la nuova XJ si richiama ad una scuola risolutamente contemporanea. Per i designer si trattava di definire uno stile deliberatamente nuovo, tagliando i ponti del passato, senza riferimenti alla generazione delle XJ che, dal 1968 al 2009, aveva seguito un’evoluzione lineare. Questa presa di posizione è stata volontaria e coraggiosa. Per mostrare che Jaguar conservava la sua attitudine ad esplorare i codici genetici della marca, lo studio avanzato ha creato la concept car C-X75 per il Mondial de l’Automobile dello scorso ottobre. I riferimenti al prototipo XJ13 o alla XJ220 erano finalizzati per rassicurare gli adoratori della marca. D’altra parte, la C-X75 è stata premiata con il Grand Prix per la più bella concept car del Festival Automobile International e anche con il Louis Vuitton Design Award, due premi consegnati nel febbraio scorso.
Ma, per quanto riguarda le berline di serie, che si tratti della XF o della più recente XJ, l’approccio che tende a cancellare i riferimenti al passato non incontra il gusto di tutti gli osservatori, soprattutto dei più conservatori. Alcuni vedono nel trattamento dell’ultima XJ il segno di una banalizzazione e s’inquietano nel vedere Jaguar adottare uno stile troppo internazionale. Di comune accordo, la XJ assomiglierebbe troppo a certe creazioni giapponesi.
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