Abbiamo incontrato Patrick Le Quément, direttore del Design Industriel Renault, per scoprire com’è nata la vettura della svolta, la Vel Satis. E in che cosa consiste la sua matrice innovativa. “Le grandi berline – inizia Le Quément – nella storia Renault, si fermano all’anteguerra. Dopo si sono fatte vetture diverse. C’è stata la 16, quindi la 20, più avanti la 25, un prodotto ben accettato, ma che non era una vettura ambiziosa in quanto a posizionamento”.
Vel Satis ha il marchio dell’originalità. “Partimmo dalla concept car Iniziale – continua – per realizzare un modello più piccolo, cui mancava però la magia dello spazio interno, della visibilità. Io volevo una vettura disegnata dall’interno verso l’esterno. Terminata la prima fase, abbiamo detto: non è questo il modulo vincente. L’abbiamo fatta più alta, separato i sedili anteriori, centrato quelli posteriori ricavando una forma ad anello. Questa è Vel Satis: con sedili degradanti, si è ottenuta un’ottima visibilità”.
Perché si è rotto il legame con i tre volumi? Le Quément sorride: “C’è una frase che mi piace, di André Gide. Dice: “non si possono scoprire terre nuove senza perdere di vista tutte le rive”. Se cerchi l’avventura, non hai ripari e sei solo. Però passi momenti difficili”.
Le Quément ha combattuto. “La mia équipe mi ha seguito sempre, ma in certi momenti mi sono ritrovato solo, perché quella vettura non la capivano. Ho avuto per fortuna il sostegno del presidente Louis Schweitzer, che credeva in un nuovo concetto francese. Adesso tutti si dicono onestamente convinti”.
Ora la Vel Satis è una realtà di serie: “Da’ una sensazione diversa, quando ti avvicini percepisci una limousine che esprime protezione e intelligenza; è intellettuale, attraente e molto esclusiva”.
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