E’ stata inaugurata l’8 settembre e si è conclusa il 3 novembre l’ottava Biennale di Architettura di Venezia. La direzione dell’evento è stata affidata quest’anno a Deyan Sudjic, che ha pensato a una Biennale estremamente concreta, in diretta opposizione a quella ideata due anni or sono da Massimiliano Fuksas. L’architettura, così come viene vista da Sudjic e come viene rappresentata all’evento, che quest’anno si intitola “Next”, ritorna a essere materiale, consistente, fatta di strutture leggibili e comprensibili.
La mostra allestita all’Arsenale ha saputo raggruppare con semplicità e precisione il lavoro prossimo futuro di architetti più o meno celebri, spaziando da strutture tradizionali fino ad arrivare alle sperimentazioni digitali dei più giovani. La sezione Abitazione si apre con un modello a grande scala dell’imponente progetto della Comune della Grande Muraglia, un complesso ideato da dieci architetti, per la maggior parte cinesi, a cui è stato chiesto di costruire una serie di edifici residenziali a ridosso del magnifico monumento.
Si continua con una serie di progetti che utilizzano nuovi materiali o forme innovative, sempre in un difficile equilibrio di tradizione e modernità. Coraggiosa la decisione di Sudjic di dedicare uno spazio anche ai progetti di grattacieli. Qui forse è più semplice sondare le nuove tendenze dell’architettura, proprio in un ambito che dopo l’undici settembre scorso è diventato oggetto di profonde revisioni teoriche.
Per quanto riguarda i padiglioni nazionali, l’Italia ha messo in scena le più spettacolari costruzioni previste per i prossimi anni. Da segnalare la Biblioteca Europea di Milano, di Bolles e Wilson, e il Centro Congressi Italia EUR di Roma, progetto di Massimiliano Fuksas.
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