Un’analisi sul ruolo delle concept car all’interno del colosso automobilistico americano GM. La traccia Robert Cumberford in occasione del North American International Motor Show, passando in rassegna i modelli di ricerca presentati dal gruppo statunitense sotto l’egida di Bob Lutz.
La concept car Pontiac G6, una berlina piccola sportiva dalle linee pulite, in gran parte derivata dalla Solstice due posti, indica chiaramente l’orientamento dei futuri veicoli passeggeri Pontiac. La concept Buick Centième (Centesima), è un “incrocio” tondeggiante tra una berlina e un SUV. Ha una forma pulita anche se un po’ paffuta, e si ipotizza che l’erede dell’attuale Rendezvous le somiglierà molto.
Quest’anno la divisione Chevrolet della GM ha realizzato due concept car: un’automobile e un truck. La SS berlina quattro porte è decisamente sportiva, ma non sembra impossibile un suo futuro nella produzione. Questo giudizio vale anche per il truck Cheyenne, molto grosso come piace agli americani e dotato di sterzo posteriore.
La più riuscita tra le concept car GM è però la limousine Cadillac Sixteen. Finché Herr Piech non produsse un prototipo Bugatti a 18 cilindri, 16 era il numero massimo mai montato su una vettura, anche di piccola serie come le vetture da competizione Auto Union, Bugatti e Maserati. Il 16 cilindri di Bob Lutz è gigantesco, ma al tempo stesso semplice, con due sole valvole con comando ad aste per cilindro; la configurazione a V a 90 gradi deriva dall’intramontabile “small block” Chevrolet che la GM produce da quarantanove anni. La Sixteen è una vettura estrema, ma ha svolto alla perfezione il compito assegnatole: fare in modo che la gente parlasse di lei e dimostrare che la GM sta di nuovo affilando le proprie armi. Inoltre, propone un design meno tagliente e spigoloso rispetto agli ultimi progetti Cadillac.
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