A chi volesse guardare oltre l’iperbole che caratterizza tutti i Saloni, l’edizione di quest’anno del North American International Auto Show di Detroit ha mostrato il probabile futuro dell’industria automobilistica americana, che appare infausto.
Il primo segno del futuro fosco che incombe lo ha dato la presentazione della Nissan Titan allo Show di Detroit. Simile ai pick-up americani per dimensioni e potenza, verrà prodotta negli Stati Uniti e costerà al pubblico molto meno dei prodotti nazionali. La Titan rappresenta quindi un’autentica minaccia per i futuri profitti della capitale americana dell’automobile. A questo proposito ho avuto un’interessante conversazione con un vicepresidente del design di Detroit ormai in pensione, che si è scagliato con veemenza contro la bruttezza della vettura giapponese. «È vero», ho ammesso. «I vostri mezzi pesanti sono più belli ai vostri occhi. Però, se lei dovesse vivere con un decimo della sua pensione, come la maggior parte degli americani, cosa preferirebbe mantenere, una Nissan o uno dei suoi veicoli?»
Il mio interlocutore, essendo una persona onesta, non ha potuto che assentire. La triste verità è che a Detroit, in linea generale, le persone con potere decisionale non hanno questa onestà intellettuale, e si rifiutano di prendere atto del rischio costituito dai concorrenti d’oltreoceano in tutti i segmenti del mercato.
Naturalmente a Detroit ci sono persone che sanno cosa occorre fare e come farlo, ma ci sono anche dozzine di carrieristi lavativi a cui importa poco dei prodotti della loro azienda.
È la fine dell’industria automobilistica americana? Non diciamo: “Qui non può accadere”, perché invece può accadere, e chiunque abbia voglia di studiare la storia recente può trovare esempi eccellenti in tal senso.
L’articolo continua su Auto & Design n. 138