L’Opinion di questo numero 152 di Auto & Design, firmata da Serge Bellu, è una riflessione sul concetto di bellezza applicato all’odierna situazione del design automobilistico internazionale.
Partendo dall’ultimo salone di Ginevra, dove le due Alfa Romeo 159 e Brera sono state salutate come il ritorno a valori di bellezza classica, Bellu si chiede: quale senso ha assunto il concetto di “bella automobile” all’inizio del 21° secolo?
La questione della bellezza è tanto antica quanto le pitture rupestri della preistoria. I Greci fissarono un ideale estetico fin dall’antichità e più precisamente nel corso del secolo di Pericle; nelle Memorabilia di Senofonte, si apprende che Socrate già distingueva una bellezza ideale, una bellezza spirituale e una bellezza utile. Platone, poi, tenne conto dei fatti distinguendo la bellezza “come armonia e proporzioni” e la bellezza “come splendore”.
I nostri designer contemporanei sono sottomessi alle medesime regole. In tutti gli studi di design la definizione del bello è una richiesta ossessiva. Il dilemma dei creativi consiste nel trovare un sottile equilibrio tra seduzione e innovazione.
Umberto Eco nel 20° secolo opponeva “Bellezza della provocazione e Bellezza del consumismo”. La prima concezione è proposta da diversi movimenti di avanguardia, mentre la seconda poggia sul modello proposto dai media. Ma, ben presto, i media stessi “non presentano più alcun modello unificato, alcun ideale unificato di Bellezza. Le esperienze dell’avanguardia possono affiancare i modelli degli anni Venti”.
In conclusione è citato Umberto Eco quando parla di “orgia di tolleranza”, di “sincretismo totale” e di “irreprimibile politeismo assoluto della Bellezza”. Dobbiamo accettare che questa orgia di tolleranza sia oggi applicata anche all’automobile.
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