La piccola Zoé, sullo stand Renault al salone di Ginevra, è – cosa rara per un prototipo di ricerca – una di quelle combinazioni riuscite di avanguardia da show e soluzioni concrete che non si fatica a immaginare sulle strade nell’immediato futuro. Con le sue grandi superfici trasparenti, i volumi arrotondati e gli spazi interni pieni di charme e originalità, la concept di casa Renault sembra fatta apposta per conquistare un vasto numero di acquirenti, forse per creare una “moda”, come è accaduto negli anni recenti con altre piccole dai prezzi non proprio contenuti ma dall’attrattiva irresistibile.
«Il progetto – smorza gli entusiasmi Patrick Le Quément, direttore del Design Renault – non ha finalità legate alla gamma di produzione, ma si basa su un dato che prima o poi bisognerà prendere in considerazione. La media matematica delle persone che viaggiano su ogni vettura è di 1,4. In un mondo razionale, la maggioranza dei veicoli avrebbe due posti». Vero, però la piccola concept di posti ne ha tre, e di tutto confort.
L’asimmetria e la rottura degli schemi convenzionali sono il tema dominante del design di Zoé, a partire dal sistema di ingresso a bordo. Una porta singola è riservata al lato guidatore mentre per i passeggeri ne è prevista una più ampia e motorizzata che si apre all’indietro lungo la fiancata. Ancora in controtendenza l’impostazione di base dell’abitacolo che afferma una filosofia molto chiara e anche audace: «L’interno è una specie di elogio del vuoto, della semplicità. È un modo per battersi contro la follia del mondo, dove tutto è sempre più pieno di cose e tutto si confonde. Qui ci sono pochi comandi, chiari, molto facili da memorizzare. Il contrario esatto dell’ipertecnicità esasperata delle auto d’oggi», conclude Le Quément.
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