Quest’anno è stata l’ultima edizione del Salone del mobile a Milano; dall’anno prossimo ci sarà il trasferimento a Pero-Rho nelle recentemente inaugurate architetture di Fuksas.
Proseguendo una tendenza già emersa con chiarezza lo scorso anno è apparsa forte l’intenzione di recuperare un linguaggio “decorativo”, di ispirazione barocca, liberty, decò, goticheggiante, neo pop. Un décor inteso soprattutto come giustapposizione di pattern decorativi su superfici e forme perlopiù “di tradizione”.
Resta legittimo interrogarsi se si tratti di reazione alla generale incertezza, di frenetica ricerca del nuovo per soddisfare improbabili design victims o adeguarsi ai ritmi serrati dettati dal mondo della moda. Abbondavano infatti foglie, fiori, ricami e trafori; e se in diversi casi si trattava di mero trattamento superficiale, si è notata anche una ricerca mirata a collegare il lato decorativo a design e innovazione.
Restano comunque numerose le aziende che con chiarezza hanno trovato un mercato di riferimento, una propria specifica identità e una coerente scelta di progettisti, attorno a cui definire chiare opzioni, dalla ricerca al prodotto ai sistemi produttivi, dalla comunicazione alla distribuzione.
Come è avvenuto, ad esempio, nelle sedute di Grcic e Newson per Magis; nella sofisticata e ipertecnologica lavorazione del tavolo di Urquiola per Kartell o di quello di Tord Boontje per Moroso caratterizzato da una decisa euforia ornamentale; nelle tecnologie produttive impiegate da Arad nella sua poltrona per Magis a costi accessibili; così come nel rigore progettuale di alcuni pezzi come quello di Haberli per Alias, o ancora le varianti proposte da B&B che con Citterio e Urquiola prosegue nella ricerca di leggerezza e funzionalità per dare risposte alle esigenze dei consumatori.
L’articolo continua su Auto & Design n. 153