Di recente ho avuto la possibilità di esaminare e guidare l’ultima Lexus di segmento alto, la LS460, sia in versione standard che a passo lungo. Fra i tanti dettagli lavorati con cura mi hanno colpito molto in questa vettura le magnifiche fusioni lucidate a mano che circondano i finestrini laterali. Una tale cura per i dettagli significa che la casa giapponese rispetta i propri clienti e sono fortemente convinto che un maggior numero di singoli designer e di team dovrebbero pensare più spesso in termini di finezza dei particolari.
I designer sono spesso in grado di sostenere soluzioni migliori di quelle immaginate dagli ingegneri di produzione. Un valido esempio è la coppia Citroën C4, in cui la coupé e la berlina si differenziano molto perché gli stilisti sono stati abbastanza ingegnosi da realizzare un unico processo di stampaggio del tetto per entrambe le vetture, ma con i profili delle strutture superiori diversi.
Nonostante tutti i discorsi sull’integrazione del design, dell’engineering e della fabbricazione credo che si compiano ancora troppi pochi sforzi concertati perché discipline diverse operino insieme fin dai primi stadi di realizzazione delle nuove vetture. Essendo le persone più ricche di immaginazione e più flessibili del sistema, i designer dovrebbero coinvolgere i loro colleghi meno fantasiosi in discussioni su ciò che si può fare, molto più a monte di quanto avvenga ora nella maggior parte delle imprese automobilistiche.
Una volta che tutti sono sintonizzati, i designer devono focalizzarsi con altrettanta cura sui dettagli sottili come il profilo generale del nuovo prodotto. Questa politica sembra davvero aver funzionato nel caso della Lexus, che è comparsa dal nulla diciassette anni fa e ha raggiunto la piena parità con le migliori case del mondo.
L’articolo continua su Auto & Design n. 160