La cura del dettaglio come mezzo espressivo, forme essenziali e logiche, elementi grafici generati dall’intersezione tra i volumi e non come decorazione applicata.
La nuova Polo ha preso forma così, a partire dal febbraio 2007 sull’architettura del pianale P24 modificato, su cui si basano anche altre due segmento B del gruppo Volkswagen, la Skoda Fabia e la Seat Ibiza lanciate lo scorso anno. I concetti seguiti dal team di design del marchio Volkswagen, di cui è responsabile Klaus Bischoff, sono quelli definiti dal direttore creativo del gruppo Flavio Manzoni, già applicati sui progetti Up (tre concept car che preludono a una nuova famiglia di vetture compatte) e sulla Golf VI, seppure declinati in maniera diversa. Un lavoro intenso, visto che nel novembre 2007 lo stile della Polo VI era già congelato.
Nella gamma del marchio tedesco, la nuova segmento B ha proprio il compito di segnare il passaggio tra il modello di ingresso (entry level), dove è in arrivo la Up di serie, e la Golf di cui riprende i tratti connotativi del frontale.
Abbandonata un’ipotesi iniziale con fari tondeggianti e un cofano motore con un segno ad U (citazione della New Beetle), la fisionomia della Polo si è infatti fissata sui tratti più “adulti” della nuova Golf, con uno sviluppo orizzontale dei gruppi ottici collegati dal doppio tratto sottile, nuova identità di marca.
Il logo, ipotizzato in un primo tempo sul cofano, è stato inserito al centro della mascherina, intestando però le superfici del cofano e della fascia sottostante.
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