La Peugeot prova a reinventarsi. Annuncia progetti di mobilità integrata che fanno leva sulla presenza della marca nel mondo degli scooter e delle biciclette, oltre che in quello dell’automobile. Prefigura un riposizionamento del marchio che, senza la pretesa di puntare all’area premium, promette contenuti tali da garantirle gli opportuni distinguo rispetto al mare magnum della produzione di massa, quella votata alla pura e semplice funzionalità.
Soprattutto, la marca transalpina dà il via a un percorso stilistico che segna una svolta radicale rispetto agli ultimi dieci anni, vissuti nel segno delle grandi bocche. Aveva cominciato la 407, con il viso fortemente segnato da quella calandra ovoidale che poi, estesa progressivamente al resto della gamma, ha finito per lievitare a dismisura, sino ad assumere contorni caricaturali.
Occorreva uscirne insomma, tracciare una nuova strada. Ed è esattamente quello che hanno fatto gli uomini chiamati a dirigere il centro design di Vélizy: Jean-Pierre Ploué, dallo scorso anno al vertice dell’intero gruppo PSA, e Gilles Vidal, fresco di nomina a responsabile del design per la marca Peugeot.
Il loro manifesto, prima apparizione pubblica al salone di Ginevra, si chiama SR1 e affida al sempre intrigante format della roadster il compito di introdurre le linee guida dei modelli che verranno. Linee che concedono qualcosa ai legami col passato, segnatamente con le belle Peugeot di scuola italiana, dalla 504 alla 406 Coupé. Che non rinunciano all’immagine “felina” su cui la marca transalpina ha puntato quasi tutto, negli ultimi tempi. Ma che ne offrono un’interpretazione in chiave “tecno”, dove il dinamismo emerge più dalla lavorazione delle superfici che non dalla loro scolpitura.
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