Alla fine dell’estate 2009, al momento di decidere il tema della concept car per il salone di Ginevra, in Pininfarina non hanno avuto esitazioni. «Nel 2010 avremmo celebrato gli 80 anni di attività, volevamo quindi un’auto rappresentativa della nostra storia. E’ stato spontaneo scegliere una spider e il marchio Alfa Romeo, di cui tra l’altro ricorre il centenario», racconta il presidente Paolo Pininfarina.
Il suo legame con l’Alfa va oltre gli aspetti aziendali. «La Giulietta era la vettura personale di mio nonno. La ritengo un’auto molto importante anche perché ha rappresentato il lusso accessibile, la prima Pininfarina “popolare”. Poi c’è stata la Duetto, icona dello stile italiano nel mondo. Due vetture cui ci siamo ispirati per questa concept, senza però fare del retrò».
La Duettottanta è nata così, dalla voglia di esprimere in modo concreto una nuova visione di un tema classico, ma sempre attuale e appassionante, come la spider italiana compatta. Di cui è stata rispettata la tradizionale pulizia formale, come spiega il direttore del design Pininfarina Lowie Vermeersch: «Siamo partiti con i bozzetti di ricerca, per i quali avevo chiesto forme semplici, con carattere, ma non da supercar. Avevamo in mente la spider per tutti».
Secondo prerequisito progettuale, niente dogmi: «Si doveva percepire il marchio a prescindere dallo scudetto frontale. Per quest’ultimo, avevo chiesto che non fosse un decoro della superficie. Così abbiamo definito questo elemento che sembra fuoriuscire dall’interno. Anche il tradizionale segno a V sul cofano è presente, però le linee non proseguono dallo scudetto».
Aderente all’immagine di marca, dunque, senza essere scontata. La Duettottanta ha preso forma dalla sintesi di due temi formali ipotizzati nella prima fase del progetto e tradotti in tridimensione in altrettanti modelli di massima in polistirolo, messi poi a confronto con la Spider Alfa Romeo di attuale produzione.
Rispetto a quest’ultima era stato previsto un abitacolo decisamente arretrato, a sottolineare la trazione posteriore di Duettottanta, prototipo costruito su un pianale specifico e dotato di motore da 1.750 cm3 in posizione longitudinale. Procedendo con il progetto, però, l’abitacolo è stato riposizionato un po’ più avanti, per un miglior bilanciamento tra i cofani e una maggiore armonia della forma complessiva.
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