Due virgole luminose imperlano il frontale di Led, riconoscibili e scenografiche: si manifesta così, a metà degli anni 2000, il segno di una nuova ricerca grafica made in Ingolstadt. Un percorso che delinea un’inedita traslazione del family feeling da calandra e lamiere ai gruppi ottici. È il 2006 e la prima Audi a inaugurare una firma luminosa si chiama A6 Avant. Oggi, che la morfologia delle luci diurne è oggetto di elaborazione da parte di tutti i costruttori, i tedeschi puntano a rinsaldare la leadership creando un avanzatissimo Lighting Assitance Center: 15 professionisti e 120 metri di tunnel nero opaco, la più lunga estensione d’Europa, per studiare la luce del futuro.

Gli ambiti di esplorazione sono molteplici e, come spiega Wolfgang Huhn, Head of Development Light/Visibility, attengono al design nel senso più lato: non si tratta (solo) di creare effetti stilistici, ma di riprogettare la relazione fra vettura e suoi utenti, compresi i pedoni e gli osservatori esterni. I cardini di questa impostazione si snodano fra estetica, dinamica e interazione, muovendo dal layout dei fari già in produzione a innovazioni espressive come l’estetica “swarm” concessa dai futuri Oled.

Sulla gamma attuale i guidaluce, i profili trasparenti che rendono lineare la luminosità dei Led diurni, imprimono nelle fanalerie la stessa inclinazione di tratti che caratterizza le carrozzerie: aggressivi e verticali sulle sportive, solidi e a doppia freccia sulle crossover, ondulati e orizzontali sulle berline. «La scultura dei fari comunica con la scultura del veicolo» afferma Cesar Muntada Roura, Head of Lighting Design. «Non è più possibile separare i due elementi».

Un’interessante frontiera formale e interattiva si schiude poi intorno ai Led organici (Oled), virtualmente spessi pochi millesimi di millimetro e spalmabili sull’intero specchio di coda, che dipingono la superficie d’applicazione con uno sciame (“swarm”) di puntini rossi. Muovendosi più o meno velocemente, spostandosi verso il lato di una curva o colorandosi d’arancione prima di una svolta, questi micro-segnali si trasformano in una tavolozza di immediata interpretazione da parte di chi segue, a tutto vantaggio della sicurezza.

Per contro, la tecnologia Matrix Laser esibita dalla concept Prologue si proietta letteralmente verso un’inedita dimensione comunicativa: grazie al fascio degli abbaglianti frazionato in migliaia di microspecchietti ampi pochi centesimi di millimetro, ognuno dei quali può cambiare orientamento fino a 5000 volte al secondo, vengono prodotti infiniti pattern luminosi e rese visibili sull’asfalto autentiche indicazioni grafiche, quali frecce e pittogrammi. Il tutto gestito con un software proprietario, tiene a sottolineare Stephan Berlitz, Head of Lighting Functions and Innovations. E non si tratta solo di una trovata prototipale, ma di una soluzione vicina alla produzione. La strada della luce è già segnata.

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