«Dimostrare la versatilità della nostra piattaforma in alluminio, celebrare il piacere di guida ed esplorare un segmento, quello delle coupé e roadster elettriche, ancora poco popolato, per osservare la reazione delle persone a questa novità». Sono tre le ragioni d’essere chiave della O2, l’ultima concept car presentata da Polestar, come ci racconta Maximilian Missoni, responsabile del design del brand nato da Volvo e diventato marchio indipendente con il suo primo modello Polestar 1 del 2017.
Carattere distinto
La O2 è una sportiva elettrica emozionale e richiama i canoni stilistici inaugurati dalla Precept del 2020, pur manifestando un proprio carattere distinto. La carrozzeria bassa e larga ha un aspetto deciso, mentre l’abitacolo in configurazione 2+2 è inserito in un interasse piuttosto lungo a fronte di sbalzi minimi, vista la compattezza del motore elettrico. «Quest’auto è un punto d’incontro tra tecnologia e arte, tra precisione e scultura, e mostra un atteggiamento determinato ma non aggressivo», continua Missoni, che ci tiene a sottolineare quanto l’identità stilistica di Polestar sia ormai una realtà.
Connessione con la natura
«Abbiamo fatto un percorso che ha portato il marchio a una maturazione profonda. Se inizialmente le nostre auto erano associabili alle Volvo, oggi siamo in grado di offrire prodotti unici che evocano tematiche nuove. Penso ad esempio alla connessione con la natura data da un’esperienza come il viaggio a cielo aperto in totale silenzio immersi nel verde, senza rinunciare al piacere di guida ma rispettando l’ambiente circostante anche in termini di inquinamento sonoro. Questa è la O2».
Interni sostenibili
Un capitolo fondamentale, poi, è stato riservato alla sostenibilità dei materiali, da sempre un tema caro a Polestar. Tutti gli elementi morbidi degli interni sono stati realizzati in poliestere riciclato e la scelta di utilizzare un monomateriale non è casuale: «In questo modo sarà più semplice usarlo ancora senza ulteriori sprechi o passaggi di trasformazione. L’obiettivo è creare una circolarità anche dei componenti metallici, evitando che perdano nella loro seconda o terza vita le loro proprietà, per il massimo dell’efficienza possibile».
Un drone al posteriore
La sensazione di divertimento generata dalla Polestar O2 non si limita all’esperienza di guida, comunque essenziale per un modello ad alte prestazioni. I progettisti hanno dato largo sfogo alla fantasia integrando dietro ai sedili posteriori un drone realizzato dal marchio Hoco Flow del gruppo Aerofugia e capace di filmare la vettura in movimento fino a una velocità di 90 chilometri orari. Ennesima dimostrazione che sportività e powertrain elettrico possono convivere.
Rimarrà solo un prototipo?
Nella O2 forse l’unico punto di rammarico si può trovare nei mancati piani di produzione. La sportiva rimarrà al momento allo stato prototipale nel centro stile Polestar dove lavorano circa 35 designer sotto la direzione di Maximillian Missoni che, tuttavia, ci tiene a lasciare uno spiraglio di speranza: «In Polestar ogni buona idea trova un futuro».
(Articolo completo in A&D n. 254)