Si staglia affilato sulla coda, come a sancire il trionfo della tecnica pura sull’estetica sensuale della tradizione italiana. Osservando meglio, però, lo spoiler fisso della Ferrari SF90 XX Stradale suggella piuttosto un nuovo equilibrio fra due sfere dell’eccellenza di Maranello. Flavio Manzoni, dal 2010 a capo del design, lo sottolinea subito: «La sfida più importante intorno a questa variante della SF90, che rientra nel novero delle produzioni speciali, si celava nel miscelare i contenuti visivi dell’ambito XX, orientato all’efficacia assoluta e all’impiego in pista, con la ricercatezza di forme imprescindibile su un prodotto Stradale». Un’interessante dialettica di vette progettuali, specie se si pensa come la due posti di partenza si qualifichi già per prestazioni esplosive e relativi vincoli. In tale complesso rapporto, mai tentato prima presso il Cavallino, un ruolo cardine spetta proprio all’appendice posteriore.
«Da decenni Ferrari impiegava solo elementi a scomparsa, tanto che l’ultimo riferimento a risultarne privo è costituito addirittura dalla celeberrima F50 del 1995, su cui la struttura del posteriore concorreva in misura fondamentale all’impatto così caratteristico. Ancora più indietro, si potrebbe citare la F40 del 1989», osserva il designer. «Tornare a questa soluzione ha permesso di conferire a un corpo vettura moderno un’inedita possanza, una presenza ottica più radicale. Inoltre, sebbene io e i miei collaboratori abbiamo sempre perseguito la massima purezza, su una proposta destinata anche all’agonismo una simile “aggiunta” è legittimata».
Peraltro, sotto il troneggiante alettone si colloca un’ulteriore, interessante componente: un deflettore mobile che parzializza e indirizza i flussi d’aria, anche al fine di evitare inconvenienti rispetto ai radiatori riposizionati, confermando la raffinatissima ricerca sottesa all’apparente semplicità di una lama esterna in fibra di carbonio. Per bilanciare il colossale carico aerodinamico che investe il retrotreno grazie allo studio (fino a 530 kg a 250 km/h), il volume anteriore viene ora trapassato da due condotti S-duct deputati a propria volta a generare deportanza (45 kg) e aperti verso l’alto in sfoghi colorati a contrasto. «Si tratta di dettagli che non esito a definire tecno-chic», commenta Manzoni. «Combinano un’elevatissima funzionalità al risultato stilistico pulito e intrigante». L’allusione, palese se si conosce l’architetto sardo, suggerisce che certe espressioni dell’industrial design anni Settanta abbiano idealmente ispirato i particolari, come i televisori Brionvega a cui le uscite sul cofano, appunto, paiono debitrici.
L’impostazione si rivela centrata tanto per la coupé, quanto per la spider dall’involucro ancor più radicale. E all’interno? «Ci siamo domandati come riproporre la medesima filosofia. Oltre che nelle cromie e nei materiali, abbiamo rintracciato una chiave nell’alleggerimento di consolle, pannelli portiera e sedili. Questi ultimi, in particolare, sono i meno pesanti mai adottati su una Ferrari e “sembrano” monoscocca grazie all’occultamento delle cerniere». Un ultimo artificio per fondere resa da competizione e stile armonioso.